Entro il 2050 l’Artico potrebbe rimanere senza ghiaccio, anche se i livelli di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera si sono significativamente ridotti nell’ultimo decennio grazie agli sforzi internazionali.

A lanciare l’allarme è stato un nuovo studio, pubblicato sulla rivista dell’American Geophysical Unione.

I risultati non rallegrano gli scienziati, ma quest’ultimi sostengono che tagliare i gas serra rimane vitale per salvaguardare il nostro pianeta, poiché questa misura determinerà se il ghiaccio estivo dell’Artico svanirà tutto insieme o sarà in grado di resistere nel tempo.

Peraltro, avvertono gli scienziati, se le emissioni di gas serra rimarranno molto elevate, esiste il rischio che l’Artico rimanga libero dai ghiacci anche nei mesi bui e freddi, una possibilità descritta nello studio come “catastrofica”.

Ghiacci dell’Artico: il trend negativo degli ultimi decenni

Negli ultimi decenni i cambiamenti climatici hanno provocato una riduzione alquanto preoccupante della copertura di ghiaccio dell’Artico.

Secondo gli ultimi dati raccolti nel 2019, e messi in relazione con quelli del 2012, i ghiacci dell’Artico non sono mai stati così sottili nella storia come in questo momento.

Il ghiaccio nelle acque artiche della Russia, per esempio, è scomparso l’estate scorsa, liberando la rotta del Mare del Nord, un’area che è diventata poi il centro di gran parte della pianificazione economica del Cremlino.

Mosca e le sue misure “contraddittorie” contro il riscaldamento globale

Se da una parte Mosca, negli ultimi mesi, ha appoggiato alcune misure per combattere il riscaldamento globale, dall’altra la sua strategia per il clima è stata mista e contraddittoria.

Sotto la pressione dell’élite imprenditoriale russa, il governo ha finalmente pubblicato un piano che promette alcuni tagli alle emissioni, ma per contro ne rimanda l’attuazione a molto più tardi di questo secolo.

Nel frattempo il Cremlino sta cercando di sfruttare le riserve di idrocarburi polari, che stanno diventando più accessibili con il ritiro dei ghiacci dell’Artico.

A scapito di questi sviluppi, Mosca a gennaio 2020 ha pubblicato un’altra strategia che vedrebbe la Russia “utilizzare i vantaggi del cambiamento climatico” per perseguire lungo la via dello sfruttamento delle riserve di petrolio e di gas dell’Artico.

E il nuovo studio sulla ritirata del ghiaccio dall’Artico, oltretutto, suggerirebbe che il Cremlino stia ottenendo ciò che gli è stato richiesto.

Nella maggior parte delle simulazioni, l’Artico diventa praticamente privo di ghiaccio…a settembre, per la prima volta, prima dell’anno 2050” hanno affermato gli autori dello studio, che si basa su 40 degli ultimi modelli delineati.

Artico sotto la lente di ingrandimento: perché è importante che il ghiaccio non si sciolga?

Il ghiaccio dell’Artico è l’acqua oceanica congelata che si scioglie ogni estate, quindi si rigenera in inverno.

Da quando sono iniziati gli studi satellitari nel 1979, il ghiaccio artico estivo ha perso il 40% della sua area e fino al 70% del suo volume.

Il termine “senza ghiaccio” si riferisce generalmente al ghiaccio perenne rotto in frammenti per una superficie inferiore a un milione di chilometri quadrati:

Se manteniamo il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius, il ghiaccio artico scomparirà, occasionalmente, in estate anche prima del 2050.”

La perdita del ghiaccio lascia scoperto la parte più scura dell’oceano, che di conseguenza assorbe più calore e aumenta ulteriormente le temperature.

Questi cambiamenti sono anche sempre più legati alle condizioni meteorologiche più estreme, tra le quali troviamo inverni rigidi, ondate di calore estive mortali e inondazioni torrenziali a latitudini più basse come in Europa, negli Stati Uniti e in Siberia:

I modelli mostrano, in modo allarmante e ripetutamente, un aumento potenziale di estati senza ghiaccio nell’Artico entro il 2050. E questo indipendentemente dalle misure adottate per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.”

La nuova ricerca, per arrivare a queste conclusioni, ha utilizzato modelli climatici di ultima generazione, provenienti da ventuno istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo.

I modelli non sono perfetti e fanno fatica ad abbinare da vicino la perdita del ghiaccio con il riscaldamento globale:

Sì, c’è ancora molta incertezza, ma tutti i modelli sono chiari: il ghiaccio continuerà a diminuire. Ad un certo punto sparirà, ma non sappiamo ancora di preciso quando accadrà.”

Russia più vulnerabile ai cambiamenti climatici, ma il governo rimane in silenzio

La Russia è straordinariamente vulnerabile ai cambiamenti climatici, con centinaia di miliardi di dollari di infrastrutture nelle aree artiche costruite su basi di permafrost.

Le sue temperature medie, nel contempo, sono aumentate di 2,5 volte più rapidamente rispetto alla temperatura media dell’aria globale registrata dalla prima metà degli anni Settanta.

Negli ultimi anni la Russia ha vissuto inondazioni disastrose ed enormi incendi che hanno invaso la Siberia nel 2019.

Quell’anno, stando al servizio meteorologico federale russo, ha anche raggiunto il suo record più caldo.

La Russia ha formalmente adottato l’accordo di Parigi sul clima del 2015 nel settembre del 2019 e ha criticato l’amministrazione di Donald Trump per il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo.

Il Paese ha anche visto una serie di iniziative per la costruzione di impianti eolici e solari, nonché il rafforzamento delle infrastrutture per le auto elettriche, ma il presidente Vladimir Putin è notoriamente ostile alla nozione di “cambiamento climatico causato dall’uomo”.

Durante un forum sull’Artico, avvenuto nel 2017, il presidente russo ha affermato che il riscaldamento globale “era un fattore che rafforza l’ottimismo”, per poi aggiungere che “fornisce condizioni più favorevoli per l’attività economica in questa regione.”

Una volta ha persino scherzato sul fatto che i cambiamenti climatici avrebbero consentito ai russi di risparmiare denaro sulle pellicce!

A livello di politica economica, il Cremlino ha fatto lunghe scommesse su Putin e sulle sue previsioni di un riscaldamento globale mite.

Il rapido ritiro del ghiaccio dell’Artico ha aperto la rotta del Mare del Nord attraverso acque un tempo impraticabili e il governo russo ha stanziato circa 11 miliardi di dollari per i prossimi sei anni per svilupparla come una grande arteria marittima.

La domanda da porsi, a questo punto, è una sola: quali saranno le conseguenze, tra qualche anno, di queste scelte fatte esclusivamente a beneficio dell’economia e non dell’ambiente?

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