Si sa, il carbonio è la componente di base della chimica organica. Senza di esso non esisterebbero tutte le forme di vita organica come noi le conosciamo; insieme all’ossigeno forma l’anidride carbonica, elemento essenziale per la crescita delle piante; con l’idrogeno da vita a vari idrocarburi, che sono stati e sono ancora oggi importantissimi per il campo dell’industria energetica; inoltre l’isotopo carbonio-14 è determinante per scoprire, attraverso la datazione radioattiva, l’età di persone, animali e piante vissuti tanto tempo fa.
Ma che potesse addirittura sostituire tutti i materiali di cui sono comunemente composti i nostri vestiti, non ce lo aspettavamo proprio.
Il grafene è costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio, disposti ad esagono. E’ un materiale pazzesco perché possiede due proprietà fondamentali: ha la resistenza meccanica pari a quella del diamante ma allo stesso tempo possiede l’elasticità tipica della plastica. In pratica si può dire che è 200 volte più resistente dell’acciaio ma pesa un sesto.
Scoperto nel 2004, all’Università di Manchester dai fisici Andrej Gejm e Konstantin Novoselov (che grazie a successivi studi sul materiale vinsero poi il nobel per la fisica nel 2010), il grafene ha attirato di recente l’attenzione dei brand di moda più innovativi, che cercano nella tecnologia un veicolo per realizzare i vestiti che indosseremo nel futuro.
CuteCircuit è una di questa aziende, capeggiata da una mente creativa come Francesca Rosella, che da tempo cuce abiti che fanno dell’innovazione il loro punto forte. Alcune popstar, ad esempio Katy Perry e anche il leader Bono degli U2, vestono questi abiti realizzati attraverso l’ausilio di materiali e tecnologie di ultima generazione.
Proprio in collaborazione con il CuteCircuit, i ricercatori del National Graphene Institute dell’Università di Manchester, hanno prodotto un vestito utilizzando, oltre a del nylon leggero che funge da base, del grafene.
L’abito, chiamato little black dress, ha inoltre delle luci a Led cucite sopra e che grazie alla superconduttività del grafene, vengono attivate dai movimenti corporei di chi lo indossa.
La cosa stupefacente è che i Led si illuminano e cambiano addirittura colore, in base alla respirazione del soggetto! Tutto ciò è possibile grazie a un congegno, dotato di un sensore, che è in grado di memorizzare il ritmo respiratorio; grazie ai dati che gli vengono passati da una fascia che si colloca all’altezza della vita, il vestito in pratica “misura” la respirazione. Arancione e verde sono i colori relativi ad un respiro calmo e lento, mentre viola e blu sono stati adottati per rappresentare un ritmo più intenso.
E’ questo è solo l’inizio chiaramente: pensate a quanti differenti tipi di abiti potremmo vedere in futuro. Magari, anziché cambiare colore in sincronia col respiro, seguiranno il ritmo cardiaco, o saranno in grado di riconoscere le condizioni meteorologiche all’esterno, cosicché se queste fossero sfavorevoli i vestiti si colorerebbero di meno, mentre nelle giornate di sole diventerebbero coloratissimi.
Dal punto di vista estetico (e questa è una chiara opinione personale), non troviamo forse che il black dress sia particolarmente bello, ma è sicuramente qualcosa di innovativo e le case di mode non ci metteranno tanto a realizzare dei modelli più vicini alle nostre abitudini quotidiane.
Nel mondo delle Wearable Technologies ha già fatto giustamente clamore, anche perché nel campo della moda è la prima volta che si giunge a un risultato del genere. Precedentemente la tecnologia era si usata nel campo dell’abbigliamento, ma ad uso esclusivo degli sport, per migliorare le prestazioni degli atleti.
Per farvi rendere conto dell’importanza che probabilmente avrà il grafene in questo campo, ma non solo, è giusto sapere che nel 2013, la Commissione Europea, ha stanziato 10 miliardi di euro per la ricerca e lo sviluppo di questo materiale.
Inoltre varie start up, anche negli Stati Uniti, hanno cominciato a produrlo in proprio, cercando nuove vie per renderlo sempre più economico ed utilizzabile in vari settori.