Le stufe a legna sono da sempre uno dei metodi più diffusi per il riscaldamento domestico. La prima infatti risale alla seconda metà del 1600 e da allora ancora si utilizza.

Possono essere definite ecologiche? Oppure catalogarle come del tutto dannose?

Osserviamo la stufa nel suo insieme, ragionando sui vantaggi e gli svantaggi qui di seguito riportati

Vantaggi di una stufa a legno:

  1. Soluzione economica
  2. Alcuni modelli permettono di utilizzare altri combustibili
  3. Non necessita di corrente
  4. Utilizzate anche per cuocere cibi

Svantaggi:

  1. Fumo della combustione con inquinanti
  2. Contribuisce alla produzione di polveri sottili
  3. Va pulita ogni giorno
  4. Necessita di una canna fumaria

Vi sono opinioni discordanti riguardo la pericolosità dei fumi emessi dalle stufe a legna.

Ciò che è certo sono i dati riportati da Arpa Lombardia ad esempio. Dalle analisi pubblicate in un articolo del Sole24Ore è emerso che le combustioni del legno provocano più o meno il 45 % delle emissioni del Pm10 (polveri sottili) o in generale il 45% delle polveri fini totali, ovvero la cattiva aria che respirano i lombardi.

Il traffico, sicuramente, contribuisce così come gli impianti di riscaldamento a gasolio. Ma i fumi dei motori diesel sono “solo” il 14% delle polveri inquinanti.

Se a questi si aggiunge la polvere causata dallo sfregamento dei pneumatici sulla strada e dal consumo delle pastiglie dei freni, aggiunge un altro 13% delle particelle inquinanti, per un totale di 27% di tutte le polveri fini contro il 45% di stufe e caminetti.

Anche un altro studio, effettuato dall’Arpa Emilia-Romagna questa volta, ha messo a paragone l’inquinamento prodotto dalle stufe a legna con quello del traffico dei veicoli.

In un inverno estremamente rigido, da cui deriva un utilizzo di stufe a legna altissimo, sono state effettuate analisi combinate (a livello chimico e di modellistica) per individuare la percentuale di influenza delle singole cause di inquinamento. Anche in questo caso il contributo delle stufe elettriche risulta di lunga maggiore se confrontato con quello del traffico.

È anche vero che questi dati sono ottenuti da campionamenti di tipo regionale. Basti pensare che in città dove sono le strade sono intasate e i condomini affollati, le principali cause di inquinamento sono il traffico e la combustione di gasolio e metano, mentre le stufe essendo tipiche delle ville e villette sono una rarità in città.

Osservando lo scenario europeo invece, è evidente uno schieramento netto contro le stufe a legna.

Uno studio svolto lo scorso febbraio 2016 dal Royal College of Physicians (UK) ha stimato che l’inquinamento atmosferico causa 40.000 morti all’anno. Secondo la ricerca, in Gran Bretagna circa un decimo dell’inquinamento dell’aria è provocato dalle stufe a legna.

In Francia lo scorso inverno è stato vietata l’uso dei camini domestici in tutta la zona prossima a Parigi, permettendo l’utilizzo solo ai caminetti chiusi (purché provvisti di appositi filtri anti-inquinanti). Secondo i dati francesi infatti un caminetto a legna in funzione per 12 ore emetterebbe la stessa quantità di polveri sottili di un’auto diesel che percorre 3.500 km.

Bisogna anche dire che le percentuali di emissioni dipendono da diversi fattori tra cui il tipo di combustibile e il tipo di tecnologia sfruttata. Infatti al giorno d’oggi esistono dispositivi che consentono di abbattere di molto le emissioni di particolato.

Le stime nazionali spesso attribuiscono a questo settore il ruolo di principale fonte di emissioni, come succede, ad esempio, per l’area della Pianura Padana. Analisi specifiche però hanno messo in luce come in virtù del calo dei consumi, ma in particolare per mezzo di moderne tecnologie, l’inquinamento dovuto alle stufe sia ridotto.

Esistono infatti prodotti che non inquinano, o comunque inquinano meno del gas. Per di più le stufe a legna in commercio, essendo certificate, rispettano i nuovi requisiti di efficienza e consumo che vedono le emissioni ridotte notevolmente.

Per favorire l’acquisto di stufe con un impatto ambientale inferiore, vi sono degli incentivi statali. Se si compera una stufa con resa superiore dell’86% lo Stato fa si che l’acquirente recuperi il 65% della spesa totale, se invece la resa è tra il 70 e l’85%, il bonus è del 50%.

Appare di estrema importanza la qualità della legna. Si utilizzano tipologie diverse di legname, e oggigiorno anche un materiale alternativo quale il pellet (combustibile ottenuto da legno essiccato), ma i migliori rimangono il legno di faggio e quercia. La legna di un certo tipo assicura meno emissioni inquinanti e quindi va preferita. 

Per un acquisto intelligente è buona cosa informarsi da venditori specializzati e non spendere i soldi inutilmente, per stufe che magari soddisfano solo l’aspetto estetico ma rendono poco. Sfruttare gli incentivi statali è la cosa più conveniente, sia per il consumatore che per l’ambiente. 

Come in altri settori, anche in questo occorre sviluppare una consapevolezza diffusa sulle varie tipologie di stufe che occorre impiegare e come sfruttarle al meglio per diminuire le emissioni.

A livello di produzione, pare si stia seguendo un strada volta a migliorarne non solo l’aspetto energetico ma curando allo stesso tempo anche quello estetico.

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