La plastica monouso è nel mirino dei governi di tutto il mondo, i quali cercano di limitarne l’uso. L’inquinamento da plastica è sicuramente un problema, che tuttavia non si può risolvere demonizzandola.

L’obiettivo di tutti, inclusa la campagna #beatplasticpollution delle Nazioni Unite, non è infatti quello di eliminare tout court la plastica monouso, bensì quello di arginare la montagna d’immondizia che il suo utilizzo causa.

La presenza costante della plastica nelle nostre vite ha portato alla creazione di numerose leggende metropolitane che la vedono protagonista, di seguito vedremo le più creative.

L’isola di plastica nel Pacifico

Spesso sentiamo parlare della Great Pacific Garbage Patch, o, da noi, la Grande isola di plastica del Pacifico. Il fatto è però che l’immaginazione non sempre consente di avere un’idea chiara di questa cosiddetta “isola”.

Quando sentiamo parlare infatti di “un’isola di plastica delle dimensioni del Texas” non dobbiamo assolutamente pensare ad una chiazza solida, su cui poter magari addirittura camminare.

Stando infatti alla descrizione più precisa del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) statunitense, le cosiddette “chiazze” di rifiuti (patches) sono semplicemente zone dove i detriti plastici vengono concentrati dai vortici oceanici.

Il problema quindi non si trova solo, come facile immaginare, sulla superficie, ma si estende lungo tutta la colonna d’acqua sottostante.

L’immagine mentale più consona non è quindi un’isola, ma una zuppa di piccoli residui plastici.

La plastica nelle frodi alimentari

Per quanto non manchino vere frodi alimentari di ogni genere ne circolano moltissime di pura fantasia. Dal 2011 ad esempio gira la voce circa la quale esista in commercio riso il cui elemento principale sia la plastica.

Ovviamente il colpevole sarebbe l’Oriente, in particolare la Cina, spesso resasi protagonista di adulterazioni a sfondo culinario. Su questa diceria si può comunque rassicurare i consumatori.

La lavorazione della plastica difficilmente potrebbe tagliare i costi di produzione del riso, senza considerare che un chicco di riso in plastica sarebbe facilmente individuabile una volta messo in bocca.

Nonostante la voce circoli da almeno un decennio, non esiste ad oggi alcuna prova che questo riso esista o che sia stato messo in commercio.

La plastica nel formaggio

Riso a parte, un altro prodotto spesso finito nel mirino soprattutto in anni passati è stato il formaggio.

Negli anni ’60 in Italia si diffuse infatti l’idea che alcuni caseifici “allungassero” i formaggi con materiali plastici a basso costo, come manici d’ombrello, pettini e bottoni sminuzzati.

L’origine della fandonia è probabilmente da ricercare nella pratica dell’industria casearia dell’epoca di fornire alcuni scarti della lavorazione del formaggio all’industria della plastica per creare oggetti di galatite, una plastica ricavata dalla caseina.

Nel 1962 in effetti un caseificio aveva utilizzato questi scarti per fare ulteriore formaggio, anziché consegnarli all’industria della galatite.

Non avendo spesso le nozioni di base per comprendere appieno la faccenda, alcuni giornalisti reinventarono la questione, sostenendo, appunto, che l’adulterazione si ottenesse triturando oggetti in galatite, come i famosi manici d’ombrello, cosa che non accadde mai.

Ironia della sorte: oggi si torna a guardare al latte per la creazione di bioplastiche in grado di sostituire le plastiche tradizionali non biodegradabili. Speriamo di non ravvivare convinzioni analoghe a quella appena descritta.

Le raccolte di tappi di plastica: leggenda o realtà?

Non accade spesso, ma alcune volte una leggenda metropolitana si trasforma in realtà. In questo caso, sfruttando le numerose leggende metropolitane che volevano che la raccolta di moltissimi oggetti privi di valore potesse essere utilizzato dalle organizzazioni benefiche per ottenere dei fondi, alcune associazioni si sono organizzate.

I tappi in plastica (come i contenitori per esempio del detersivo) sono infatti realizzati con un tipo di plastica più pregiato di quello del PET con cui sono realizzate comunemente le bottiglie d’acqua o altre bibite, quindi possono in effetti essere venduti alle aziende che si occupano del loro riciclo.

Considerando tuttavia che una tonnellata di tappi vale circa 200 euro, è facile notare come, sottraendo i costi del trasporto, rimanga ben poco con cui fare beneficienza. Ad ogni modo, questa non può essere catalogata come una leggenda metropolitana.

Ritocchini esplosivi

Per finire, banchè si tratti di silicone e non di plastica, ricordiamo la famosa leggenda delle protesi mammarie che esploderebbero in volo su di un aereo.

Gli esperti sono concordi: non può accadere. Né è mai accaduto. Ma allora perché esistono queste dicerie?

La risposta è da ricercare nel sospetto verso i voli aerei, nonché il desiderio di vedere punita la superbia di chi cerca di apparire bella con dei ritocchi “artificiali”.

Il bello è che prima dell’arrivo delle protesi, ad essere accusati di esplodere negli anni ’50 e ’60 erano i reggiseni gonfiabili.

Insomma, la tecnologia avanza ma le leggende metropolitane (a volte trattasi di colossali bufale) continuano a far parte della nostra vita, adattandosi ai tempi come e meglio di noi.

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