Esiste il problema Gestione rifiuti?

La gestione dei rifiuti è un problema che l’uomo ha conosciuto in tempi recenti, e che sta crescendo con il passare del tempo.

Grazie alla crescita economica, al benessere e al consumismo degli ultimi decenni, nelle città di tutto il mondo si sta assistendo a una costante crescita nella produzione di rifiuti: gli ultimi dati riportano una media italiana al 2013 di 1.3 kg al giorno pro capite di rifiuti solidi urbani (2015 fonte: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale –ISPRA ed Eurostat).

Negli ultimi anni la situazione mondiale va’ peggiorando ma i dati più recenti dell’ISPRA mostrano un andamento stabile e in leggero calo per quanto riguarda l’Italia, ma si è tuttavia ben distanti da un ciclo dei rifiuti sostenibile per il nostro paese e per la terra.

Cos’è la raccolta differenziata?

Per rendere dunque sostenibile questo ciclo dei rifiuti e risolvere il problema della loro gestione nasce come risposta la raccolta differenziata.
La raccolta differenziata nasce da un problema che l’uomo ha conosciuto in tempi recenti, e che sta crescendo con il passare del tempo: la gestione dei rifiuti.

Solitamente quando si parla di raccolta differenziata ci si riferisce più ad un atteggiamento e a un modo di vivere che al puro riciclo di rifiuti. Si parla di veri e propri comportamenti che comprendono riduzione della produzione di rifiuti, incentivazione e partecipazione alla raccolta differenziata finalizzata al recupero dei materiali e trattamento finale della parte non riutilizzabile destinabile alla termovalorizzazione o alle discariche.

Ci si riferisce a questi comportamenti come alla “gestione integrata dei rifiuti“.

Recentemente nelle scuole del nostro paese, in un progetto educativo in collaborazione con iren, si riferisce ad esso anche come “Regola delle quattro R”: una regola che riassume con un acronimo le 4 soluzioni:

Riduzione e Riuso sono i modelli più importanti: le soluzioni più immediate e più efficaci.

Se tutte le aziende e i cittadini si impegnassero innanzitutto a produrre meno rifiuti il problema sarebbe già in parte riassorbito. Le prime negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante: ad esempio i produttori di acqua minerale hanno diminuito il peso e il volume del Polietilene Tereftalato nelle bottiglie drasticamente, i secondi stanno venendo influenzati da campagne pubblicitarie e inviti al progresso da parte di governo e comuni, facendo anch’essi dei passi avanti.

Per riuso si intende sia il riutilizzo all’interno delle mura domestiche (riutilizzare le bottiglie più volte, i barattoli, ecc), ma soprattutto il riciclaggio o recupero di materia: ossia la raccolta e la rigenerazione della materia.

In Italia questo tipo di recupero è molto diffuso tramite la raccolta detta “monomateriale” dove i singoli materiali (carta, vetro, plastica,…) vengono gettati in specifici contenitori che permettono di condurli verso apposite stazioni di riciclo. 

Esiste anche la raccolta multimateriale, che però richiede un sistema di separazione a valle (un esempio sono le campane plastica + lattine utilizzate in alcune città italiane: i due materiali vengono poi separati non da colui che li getta ma dall’ente che provvede al riciclo).

Tipi di riciclaggio

Esistono diversi tipi di recupero di materia, come diversi materiali recuperabili e taluni non recuperabili.

I materiali recuperabili più comuni sono:

  • Carta: La carta è prodotta normalmente dal legno (più in generale da cellulosa) di diversi alberi, ma anche da alghe, mais e altri vegetali. Altrimenti se non si utilizza la cellulosa vergine, la carta può essere prodotta dopo essere stata raccolta come rifiuto, ripulita e riciclata nelle cartiere. All’interno di questi stabilimenti carta e cartone vengono frullati, macerati e trasformati in pasta. Quest’ultima può essere a sua volta trasformata in fogli dalle varie applicazioni. il riciclaggio non consente soltanto un risparmio di materia prima (cellulosa) ma anche un risparmio di energia e risorse naturali. Per produrre una tonnellata di carta da cellulosa vergine occorrono circa 15 alberi, 440.000 litri di acqua e 7.600 kW di energia elettrica. Tutt’altre sono le risorse necessarie per la carta riciclata: carta di scarto (nessun albero), 1.800 litri d’acqua e 2.700 kW di energia;
  • Vetro: il vetro viene riciclato in appositi stabilimenti dell’industria vetraria, dove dopo essere stati ripuliti i cocci vengono fusi. Anche in questo caso vi è un risparmio di energia oltre che di materie prime: il costo energetico di contenitori in vetro è stimabile in 20.000 MJ/t quando il contenuto di rottami è del 30%, scende a 15.400 MJ/t con un contenuto dell’80%;
  • Plastica: la prima informazione chiave è che non tutta la plastica in commercio si può riciclare. Buona parte però è ormai accettata in numerose città italiane per il riciclo. Dunque bisogna informarsi presso i propri comuni, quali tipi di plastica sono accettati e verificarne il tipo riportato sulla confezione. I materiali vengono raccolti, lavati, suddivisi per tipologia, e ridotti in scaglie che possiedono caratteristiche chimiche simili alla materia prima vergine. La maggior parte delle confezioni e degli imballi sono di materiali riciclabili: PE, PET, PVC, PS, PP sono alcune delle sigle che sono riportate sul rifiuto che ne identificano la tipologia;
  • Alluminio e metalli: l’alluminio è uno dei migliori imballaggi presenti in commercio. Leggero, impermeabile, non permette alla luce di penetrare nel contenitore e non altera il gusto del contenuto. è incredibilmente conveniente a livello energetico riciclare l’alluminio, in quanto, per renderlo materia prima secondaria serve solo il 5% dell’energia necessaria a creare l’alluminio vergine partendo dalla bauxite. A differenza delle lattine, i barattoli in metallo (come quelli che ospitano il tonno ad esempio) sono solitamente composti da ferro ricoperto di stagno, comunemente detta latta. La latta riciclata risparmia il 60-75% di energia rispetto alla produzione della stessa partendo da ferro e stagno grezzi;
  • Rifiuti organici: comunemente noto semplicemente come organico, è la frazione biodegradabile dei rifiuti domestici ed è quantificato solitamente come un terzo del totale dei rifiuti generati da un’abitazione. Viene utilizzato per produrre il compost, un ammendante naturale che può essere sostitutivo del terriccio o fertilizzanti chimici;
  • Altri tipi di riciclaggio: ci sono infine diversi altri materiali riciclabili, presso centri di raccolta appositi, disposti sul territorio a seconda del comune di residenza, oppure presso le strutture che le forniscono (ad esempio presso le farmacie si possono riciclare i farmaci, presso i supermercati le batterie, e così via).

Riciclo di parti elettroniche e informatiche e rifiuti pericolosi

Ormai è comune cambiare sempre più spesso gli apparecchi elettronici: tv, elettrodomestici, notebook, PC, in quanto la tecnologia evolve sempre più in fretta. Stiamo evolvendo anche noi? Siamo sostenibili nel riciclo dei nostri prodotti informatici?

Quando li gettiamo sono denominati RAEE: Rifiuti di Apparecchi Elettrici ed Elettronici e si riferiscono a qualsiasi rifiuto che abbia avuto bisogno, per funzionare, di correnti elettriche o campi elettromagnetici.Tutti questi apparecchi contengono taluni circuiti, altri schede elettroniche o sistemi di trasmissione-ricezione che è necessario gettare nella maniera corretta.

I RAEE vengono riciclati in maniera particolare: il disassemblamento avviene presso centri specializzati, con la raccolta a domicilio su richiesta o possono essere restituiti al negozio in cui viene comprato il nuovo apparecchio.

Riciclare questi materiali è importante e impatta l’ambiente più volte: in primis evita il rilascio di sostanze dannose derivanti dai circuiti, dalle batterie, e dai componenti elettronici; in secondo luogo vengono riutilizzate risorse importantissime per la costruzione dei componenti (metalli rari e preziosi che spesso sono estratti in cave) viene dunque diminuito l’impatto ambientale; si riducono anche le risorse energetiche necessarie a produrre nuovi apparecchi e la filiera emette meno CO2.

I rifiuti pericolosi sono particolari rifiuti non domestici classificati e identificabili (nell’UE) da un asterisco vicino al loro codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti – che classifica e assegna un codice per tutte le possibili categorie di rifiuti). La pericolosità dipende dalla concentrazione di sostanze ritenute pericolose o da caratteristiche intrinseche di pericolosità (es. Esplosivo).

Le classi di pericolo sono:

  • Esplosivo;
  • Comburente;
  • Facilmente infiammabile (incluso estremamente infiammabile);
  • Irritante – nocivo;
  • Tossico (incluso molto tossico);
  • Cancerogeno;
  • Corrosivo;
  • Infetto;
  • Teratogeno;
  • Mutageno;
  • A contatto con l’acqua libera gas tossici o molto tossici;
  • Ecotossico.

Ogni anno in italia vengono gettate tonnellate di cibo: dagli anni 70 ad oggi lo spreco alimentare è aumentato circa del 50%, complici la crescita economica e il consumismo.

Dopo la recente crisi, si è iniziato a trattare il problema: governi e organizzazioni internazionali (come la FAO) si sono interessate a raccogliere dati, e anche a proporre soluzioni. Secondo una ricerca nostrana diretta dal gruppo Barilla, in Italia vengono sprecati circa 150 Kg di cibo all’anno per persona. (dati 2012 – Barilla Center for Food and Nutrition). Particolarmente problematico è anche il relativo spreco idrico, in quanto l’acqua sta diventando una risorsa sempre più importante e rara sulla terra e sprecare cibo è direttamente sprecare l’acqua necessaria per renderlo commestibile.

In base ai dati e alle campagne di solidarietà svolte nel mondo, si stanno sviluppando diversi atteggiamenti relativi allo spreco alimentare. Esistono siti web che pubblicano ricette utilizzabili per sfruttare gli scarti, o il cibo prima che vada a male o venga gettato.

Idee come i dadi vegetali con gli scarti di verdure come bucce e simili, la ricottura degli alimenti per riproporli, sono solo alcuni degli esempi che le comunità su internet condividono per combattere gli sprechi.

Comuni italiani virtuosi

In Italia la raccolta differenziata è fortunatamente molto diffusa. In numerosi comuni con il metodo della raccolta porta a porta, che massimizza la facilità del riciclo a casa propria, si è raggiunta la produzione di rifiuto urbano indifferenziato minima.

Il sito web ricicloni.it stila una classifica annuale di comuni che partecipano al concorso come migliori attuatori della raccolta differenziata e del riciclo.

La classifica si basa su comuni che oltre ad una percentuale di raccolta differenziata uguale o superiore al 65%, dimostrino una produzione procapite di rifiuto indifferenziato (data dalla somma del secco residuo e dalla quota non recuperata dei rifiuti ingombranti) inferiore o uguale ai 75 Kg/anno/abitante.

Nella top 10 2016 figurano quattro della provincia di Trento, tre comuni della provincia di Salerno, un comune del cosentino e uno trevigiano. Le due province più virtuose dunque, Trento e Salerno, pubblicizzano la raccolta differenziata anche sul loro sito e in numerosi progetti diffusi anche a livello regionale. Purtroppo nella classifica non figura nessuna grande area urbana, dove la raccolta è decisamente inferiore (il comune nella top 10 più popolato è Sassano -SA con poco più di cinquemila abitanti).

Riciclo in Europa e nel Mondo

Il trattamento di rifiuti in Europa è materia di studio da parte dell’Unione e di ricerca da parte di numerose università. I dati più recenti ufficiali di eurostat individuano un incremento nella produzione europea di rifiuti: rispetto al 2010, nell’UE-28 sono stati prodotti nel 2014 il 5,9 % in più di rifiuti non pericolosi e il 1,9 % in meno di rifiuti pericolosi; questi ultimi sono diminuiti in termini quantitativi da 97,5 a 95,6 milioni di tonnellate.

I dati mondiali sono difficilmente rintracciabili e relativamente affidabili ma per la prima volta nel 2012 la World Bank (Un organizzazione che consiste in 5 diverse unità – la più importante è l’IDA – International Development Association, che ha sviluppato questo rapporto) ha ricercato e analizzato lo stato della gestione dei rifiuti in ambiente internazionale e mondiale.

È stato evidenziato un crescente problema a livello internazionale nella gestione dei rifiuti dal punto di vista del costo e della sostenibilità. La grandissima maggioranza dei paesi in via di sviluppo non partecipa alla raccolta differenziata e non si cura degli impatti ambientali dei propri rifiuti: in molte situazioni è anche difficile ricavare i dati per capire quali e quanti sono i rifiuti classificabili come solidi urbani o come pericolosi. La problematica (specialmente nella zona dell’india e del pacifico) è praticamente fuori controllo. Alcune proiezioni verso il 2025 forniscono dati allarmanti sull’insostenibilità della regione, dati anche i possibili incrementi di popolazione e crescita economica.

In generale a livello mondiale i rifiuti sono prodotti:

  • Per il 46% da nazioni con un alto reddito (Europa Occidentale, Nord America, …);
  • Per il 19% da nazioni con un reddito medio-alto (America Centrale, Russia, Europa dell’Est,…);
  • Per il 29% da nazioni con un reddito medio-basso (Turchia, Marocco, India, Indonesia, Pakistan);
  • Per il 6% da nazioni con un reddito basso (Africa);

Quindi si può ricondurre quasi la metà del problema della gestione dei rifiuti alle nazioni ad alto reddito: queste sono le prime ad utilizzare il metodo del riciclo per migliorare la situazione e rendere sostenibile la gestione dei rifiuti.

A livello globale, la composizione media dei rifiuti è:

  • 17% carta;
  • 10% plastica;
  • 5% vetro;
  • 4% metallo;
  • 18% altri materiali tra cui non riciclabile.

È interessante l’analisi se suddivisa per reddito. Il 60% di rifiuti nelle nazioni a basso, medio-basso reddito e medio-alto reddito sono di frazione organica, mentre negli stati ad alto reddito il componente più gettato è la carta (31%) seguita dall’organico (28%).

Come sono gestiti questi rifiuti?
(dati mondiali in milioni di tonnellate l’anno)

  • Poco più di 125 vengono riciclati (16%);
  • Poco meno di 120 vengono termovalorizzati (15.5%);
  • Circa 75 posti in discariche abusive (10%);
  • Circa 60 vengono compostati (7.5%);
  • Circa 50 subiscono altri trattamenti (6%).
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