Lo sapevate che l’impronta ecologica di un cane di grossa taglia, secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Victoria University, in Nuova Zelanda, è di 0,84 gha?

Cos’è l’impronta ecologica?

E’ un indicatore sempre più utilizzato per valutare l’impatto di un singolo o di una collettività sull’ambiente, con particolare riferimento ai cambiamenti climatici. Si calcola sulla base di comparazioni eseguite su determinati parametri inerenti lo stile di vita e i consumi energetici dei suddetti singoli e collettività.

In dettaglio, il Carbon Footprint (il nome ufficiale dell’impronta ecologica) rappresenta il totale dei gas serra prodotti giornalmente dall’insieme preso in considerazione e si misura perciò in tonnellate di anidride carbonica.

Un paragone può essere utile per chiarire l’impatto di un animale domestico sull’ambiente. Un SUV ha un’impronta ecologica pari a 0,41, cioè la metà di un cane di grossa taglia.

E ancora: una persona in Bangladesh ha un Carbon Footprint di 0,6 gha; e “l’impatto ambientale dell’alimentazione per gli animali domestici negli Stati Uniti è maggiore di quello che hanno congiuntamente le popolazioni di Cuba e Haiti” – sostengono Balzani e Venturi nel libro edito da Zanichelli “Energia, risorse e ambiente”.

Certo, certo: un cane di grossa taglia consuma molto, ha dei bisogni fisiologici importanti. Ma, sempre secondo Balzani e Venturi, un cane di taglia inferiore ha comunque un’impronta ecologica notevole, pari a 0,20-0,30 gha, mentre per un gatto si parla di 0,13 gha.

Sono numeri importanti, tenendo conto che assieme alla popolazione umana è in crescita anche il numero di animali domestici: negli USA ci sono 61 milioni di cani e 80 milioni di gatti circa; in Italia cani e gatti sono, congiuntamente, 14 milioni. E se cresce il numero di animali domestici, aumenta a dismisura e di conseguenza anche il loro impatto sull’ambiente.

Insomma, se è vero che la presenza di un animale domestico ha degli incredibili effetti positivi nella vita di un individuo o di una famiglia – e s’intende: ne può beneficiare l’animale stesso! –, è altrettanto vero che la loro presenza va valutata anche in termini ambientali.

Ovviamente sostenendo ciò non si vuole scaricare una specie di “colpa” sul nostro amico a quattro zampe, ma si vuole far ragionare il padrone sulle eventuali abitudini e stili di vita eccessivi dell’animale stesso.

Nella ricerca della Victoria University emerge che un cane occidentale di taglia media consuma 164 kg di carne e 95 kg di cereali all’anno.

E non è un mistero che il tasso di obesità sia in crescita anche negli animali domestici, viziati, talvolta, da padroni un po’ troppo libertini nelle scelte alimentari.

Agire in modo ecologico

Per tutti questi motivi è necessario che si inizi ad agire in modo ecologico anche con gli animali domestici.

Tra i provvedimenti più semplici e diretti, il padrone potrebbe innanzitutto evitare l’acquisto eccessivo di giochi, cappotti o accessori di dubbia utilità per l’animale – o, altrimenti, si consiglia l’acquisto di prodotti realizzati con materiali naturali (o perché no?, elaborati da voi stessi!).

Sempre a proposito di materiali naturali, uno dei modi più utili per contribuire al basso impatto ambientale dell’animale è l’utilizzo di rimedi naturali contro pulci e zecche: soprattutto quando si fa il bagno al nostro amico, si consiglia di scegliere uno shampoo privo di agenti chimici.

Si potrebbe, inoltre, ancora, valutare meglio la quantità e qualità di cibo offerta quotidianamente al nostro amato animale domestico.

Ma soprattutto, e qui ci rivolgiamo alle mamme e ai papà dei gatti, uno tra gli impatti più sottovalutati e ignorati riguarda le lettiere: è stato infatti calcolato che ogni micio consuma in media 220 kg di lettiera all’anno.

Ora: la maggior parte delle lettiere è di origine minerale e non è riciclabile, perciò smaltire una quantità così imponente di lettiera comporta dei costi (e dei consumi!) rilevanti.

Perciò uno dei suggerimenti più ecologici che possiamo dare è di provare lettiere vegetali e biodegradabili – che in quanto tali possono essere buttate nel compost domestico, abbattendo l’impatto dei rifiuti del micio in maniere sostanziale.

Le lettiere vegetali sono composte di cereali o cellulosa e oltre a ridurre i danni ambientali derivanti dall’utilizzo di lettiere minerali (soprattutto lo sfruttamento del suolo per la produzione), tutelano la salute del gatto comportando meno polveri dannose per le sue vie respiratorie.

Le comuni lettiere in commercio oggigiorno, quelle in silicio o betonite, contengono sostanze chimiche dannose che qualunque padrone consapevole vorrebbe lontane dal proprio amico a quattro zampe. Un’altra possibilità è di creare voi stessi una lettiera che rispetti l’ambiente, per esempio utilizzando della semplice carta di giornale, del bicarbonato e del detersivo biodegradabile per mantenerla fresca e pulita.

Insomma: la problematica ambientale coinvolge anche i nostri animali domestici. E’ perciò necessario che ognuno si metta al lavoro per migliorare, per quanto possibile, con questi piccoli gesti, la qualità del nostro ambiente.

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