Cucinare con la lavatrice? Perché no?

L’idea è venuta in mente a Iftach Gazit, studente israeliano di design presso l’Accademia Bezalel di Design e Arti.

Iftach ha messo a punto, sotto la guida di Liora Rozin, ‘Sous le Vie’, un contenitore impermeabile sottovuoto all’interno del quale carne, verdure e pesce, buttato il contenitore nella lavatrice, dopo un ciclo di lavaggio sono pronti al consumo.

Iftach ha raccontato al Guardian che il suo progetto ha innanzitutto ambizioni sociali, perché cerca di aiutare quei senza dimora i quali con i pochi centesimi che hanno talvolta passano dalle lavanderie per pulire i panni che indossano: “Lì si può pulire il bucato, riempire le bottiglie d’acqua, trovare una presa elettrica per collegare un pc o un telefono cellulare, riposarsi. Allora perché non dovresti essere in grado di cucinare qualcosa da mangiare mentre sei lì?”

Le buste Sous le Vie sfruttano il principio della cottura sottovuoto: i cibi sigillati all’interno di una speciale busta composta esternamente in Tyvek, un materiale estremamente impermeabile, possono essere messe in lavatrice senza il rischio di infiltrazioni.

Per di più, la seconda protezione interna in plastica permette al cibo di resistere agli agenti schiumosi del sapone, affinché il cibo rimanga, oltreché asciutto grazie alla speciale stoffa in Tyvek, protetto dai sapori indesiderati del bucato. Come nella cottura sottovuoto il cibo immerso in acqua bollente, ad una temperatura compresa tra i 50 e i 100 gradi, si cucina mantenendo intatte le sue proprietà: “Nel bagnomaria il cibo viene cotto a temperature che oscillano solitamente tra i 50 e i 70 gradi.

Le stesse di una lavatrice. Invece di cucinare a 58 gradi e per due ore e mezza un pezzo di carne con i contenitori sottovuoto, è sufficiente impostare il ciclo per capi sintetici, oppure quello del cotone per preparare le verdure“, spiega Gazit. Infatti, ogni confezione, oltre a riportare le proprietà del prodotto, indica anche il metodo di lavaggio opportuno: ad esempio, come raccontato dallo studente, per cucinare le verdure basterà impostare un semplice lavaggio rapido per cotone.

La carne? Va’ lavata con il programma completo per tessuti sintetici, a 58 gradi!

S’intende: il progetto non ha certo l’ambizione di sostituire la raffinatezza della cucina classica su forno e fornelli. Come già sottolineato, Iftach ha ispirazioni sociali, oltre che, perlomeno in parte, ecologiche: da un lato, grazie a Sous la Vie, la cucina diventa parzialmente eco-friendly – c’è, insomma, un risparmio nell’utilizzo di energia e acqua: in un solo colpo si cucina e si lava! –; dall’altro lato le buste possono essere utilizzate dai senzatetto i quali, senza dimora propria e perciò senza cucina, nelle lavanderie a gettoni possono almeno mangiare qualcosa di caldo.

Infine Sous la Vie viene incontro alle richieste di quelle persone che non hanno mai tempo per cucinare. Supponendo che, una volta ogni tanto carichino almeno la lavatrice, beh, per quella volta non dovranno perdere tempo sui fornelli! E’ Gazit stesso ad ammettere che il suo progetto trae spunto da un’abitudine risalente alla seconda guerra mondiale, quando le donne hanno incominciato a intraprendere lavori senza aver più tanto tempo per cucinare.

L’idea di Iftach Gazit, a dirla proprio tutta, non è originale: nel 2013 la food writer italiana Lisa Canali aveva scritto “Cucinare in Lavastoviglie”, un libro di ricette che si basava sullo stesso principio. A dare più credito al progetto di Iftach, però, è il packaging brillante – non per nulla il ragazzo è uno studente di design!

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