Le risorse naturali: cosa sono e perché sono fondamentali alla vita di tutti

Dice Wikipedia che “con il termine risorse naturali si intendono tutte le sostanze, le forme di energia, le forze ambientali e biologiche proprie del nostro pianeta che, opportunamente trasformate e valorizzate, sono in grado di produrre ricchezza o valore”.

Messa così, la risorsa naturale è considerata in ottica antropocentrica: è una risorsa naturale quella risorsa che, opportunamente trasformata e valorizzata, crea ricchezza per l’uomo. In realtà una risorsa naturale è quella sostanza – o forma di energia, forza ambientale o biologica – che, anche allo stato grezzo, così come si trova in natura, semplice e pura, non ancora toccata dalle mani civili dell’uomo trasformatore è, per definizione, una risorsa appartenente al pianeta.

Nel corso della sua storia, il sistema naturale della Terra si è sviluppato ed evoluto, incrementando la varietà e la disponibilità di risorse.

All’inizio vi erano solo minerali ed energia solare; in seguito, grazie all’azione congiunta di forze ed eventi, sulla Terra si sono formate altre importanti risorse come l’aria atmosferica, i mari, il suolo (e con esso gli idrocarburi e i tanto amati combustibili fossili, opportunamente valorizzati).

Quindi: tutte le risorse servono a qualcosa e qualche risorsa serve all’uomo. Per quanto ci riguarda, in tempi più antichi le nostre principali risorse erano il suolo con i suoi prodotti agricoli, il mare con i suoi prodotti pescherecci; poi vennero scoperte le materie prime minerarie e venne l’era del ferro, del bronzo, le corse all’oro.

Ma oltre all’uomo tutte le forme di vita, animali o vegetali, hanno bisogno delle risorse naturali per vivere. La disponibilità e qualità delle risorse costituisce, quindi, una condizione essenziale per il sostentamento di ogni essere vivente sulla Terra. Immaginate ora se queste risorse venissero meno, che tragedia.

L’Earth Overshoot Day: sempre più consumi, sempre meno risorse

Ebbene: da molti anni, precisamente dal 1987, l’uomo consuma più risorse rispetto a quelle che la biosfera riesce a rigenerare. L’Earth Overshoot Day, calcolato dal Global Footprint Network, è il giorno in cui la biocapacità della Terra raggiunge il suo limite: superata la data dell’Overshoot, il patrimonio delle risorse naturali è consumato a debito – cioè, in un certo senso, è sottratto alle generazioni future. In altre parole il Global Footprint Network calcola il numero di giorni di quell’anno in cui la biocapacità della Terra è sufficiente a coprire l’impronta ecologica umana.

Non è ovviamente un calcolo preciso, ma una stima, che al di là delle critiche non banali che le si possono portare, segnala che gli esseri umani stanno sfruttando la natura a un livello insostenibile. Nel 1987 l’Earth Overshoot Day è avvenuto il 19 dicembre. Nel 2016 l’Earth Overshoot Day è giunto l’8 agosto.

Le risorse naturali: la loro disponibilità

Nel Settembre 2010 la rivista Scientific American ha pubblicato un ricco grafico interattivo dal titolo autoesplicativo: “How Much Is Left?” (“Quanto è rimasto?”). L’idea è di presentare l’andamento della disponibilità delle varie risorse naturali presenti sulla Terra. Il grafico, disponibile qui (per i soli abbonati), mostra previsioni non certo confortanti: con i ritmi di consumo attuali di sfruttamento e inquinamento (le risorse naturali non sono sfruttabili soltanto in base alla loro quantità, ma pure secondo la loro qualità: se l’inquinamento le deturpa, le risorse naturali perdono il loro valore e divengono inutilizzabili), molte risorse finiranno per esaurirsi presto.

Il grafico è diviso in cinque categorie di risorse: minerali, combustibili fossili, biodiversità, risorse alimentari e acqua. Vediamo, in sunto, qual è il futuro che ci (a)spetta.

Per i minerali, si prevede l’esaurimento per il 2029 dell’argento, sempre più utilizzato nei rivestimenti dei prodotti di maggiore consumo per via della sua qualità contro i microbi. E’ vero, però, che l’argento è possibilmente riciclabile: nel caso in cui imparassimo adeguatamente a riciclarlo, il minerali potrebbe durare decenni.

Altri minerali a rischio esaurimento sono l’indio (utilizzato nella produzione di tv a schermo piatto), che si calcola indisponibile dal 2028; l’oro, il cui esaurimento nei giacimenti è previsto per il 2030; il rame, utilizzato quasi ovunque e perciò sempre a più rischio esaurimento, previsto per il 2024 – nonostante recenti lavori geologici suggeriscano la presenza di giacimenti non irrilevanti che ne garantirebbero la disponibilità per altri decenni.

Per quanto riguarda i combustibili fossili, la storia che il petrolio sia in esaurimento (il grafico prevede l’anno finale nel 2050) è quanto meno figlia di ignoranza. Nuove tecnologie e nuovi giacimenti vengono scoperti di anno in anno. La Scientific American prevede inoltre l’esaurimento del carbone per il 2072, ma anche qui vale la stessa cosa che per il petrolio. Insomma, nonostante la speranza di un passaggio alle energie rinnovabili, è inutile aggrapparsi a questo mito: i giacimenti di combustibili fossili dureranno ancora molto.

A colpire, nel grafico, sono i numeri che riguardano la biodiversità, cioè le specie animali. Il 18% dei mammiferi è in via d’estinzione; così il 10% degli uccelli e l’8% delle piante.

Situazione drammatica anche per quella risorsa primaria che è l’acqua: il grafico stima che entro il 2025 in alcune aree le riserve idriche scenderanno sotto i 500 mc a persona all’anno. Le situazioni più drammatiche le vivranno i paesi africani e il medio-oriente. Autorevoli analisti geopolitici sostengono che l’acqua sarà uno dei casus bellici più ovvi delle guerre che vivranno gli abitanti di quei territori purtroppo instabili. Va specificato, però, che, a vedere bene, l’acqua nel mondo non è in esaurimento: tutt’altro. Solo una piccolissima percentuale dell’acqua dolce utilizzabile è sfruttata e soprattutto: la grandissima parte di quest’acqua è in mano a pochi paesi e, per di più, di pochissimi colossi multinazionali.

Se è vero che i fiumi ed i laghi si prosciugano ad un ritmo impressionante (si prevede che il Rodano scomparirà completamente entro il 2100, che il ghiaccio che ricopre l’Himalaya sarà ridotto del 43% entro il 2070), è altrettanto sicuro che di acqua ce ne sarebbe per tutti, se soltanto la sua gestione fosse adeguata.

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