Riuscire a immagazzinare l’energia dei fulmini è il sogno inconfessabile degli scienziati più ecologisti, perché sarebbe possibile ottenere una potenza energetica pulita e pressoché infinita.
La potenza media di un fulmine è infatti di 5.000.000.000 di Joule, ovvero quanto l’energia prodotta da un’intera centrale elettrica e da più di 150 litri di benzina.
Riuscire a catturare questa energia potrebbe risolvere in larga parte i problemi legati all’uso di risorse energetiche non rinnovabili, diminuendo drasticamente l’inquinamento globale.
Da cosa deriva l’energia dei fulmini?
L’energia dei fulmini è derivata direttamente dallo spostamento delle particelle cariche. Durante il loro movimento liberano un’energia pari a 5.000.000.000 di Joule, generando una temperatura media di 30.000°C e un’onda d’urto che viene percepita con il rombo del tuono.
Anche il bagliore che esplode nel cielo è energia liberata sotto forma di luce. La classica saetta è solamente una delle tante forme in cui il fulmine si manifesta; a volte possono esplodere in semplici lampi luminosi o essere addirittura invisibili a occhio nudo.
Immagazzinare l’energia dei fulmini: energia potenziale ed energia reale
Uno dei fattori da considerare per pensare di immagazzinare l’energia dei fulmini è quale tipo di energia vogliamo “catturare”.
Perché se è vero che un fulmine scarica a terra 500.000 Megawatt di potenza, è anche vero che l’energia effettivamente liberata è di sole 4.000 Wattora, appena sufficienti ad accedere una lampadina LED da 18 Watt per 1 settimana.
Questo perché il fulmine ha una scarica di energia di 30 milionesimi di secondo, un lasso di tempo davvero troppo ridotto per pensare di utilizzarlo in altro modo.
Immagazzinare l’energia dei fulmini è possibile?
Ogni giorno, in tutto il mondo, esplodono circa 8 milioni di fulmini, con una media di 2.000 fulmini al secondo.
Immagazzinare l’energia dei fulmini significherebbe quindi produrre 40.000.000.000.000.000 di joul di energia elettrica in sole 24 ore.
Una forma di energia davvero spaventosa, molto al di sopra dei nostri reali fabbisogni.
Purtroppo non abbiamo ancora scoperto come imbrigliare questa forma di energia quasi infinita, perché l’elettricità prodotta è derivata dallo spostamento delle particelle tra 2 zone di potenziale differente.
Esattamente come una forza cinetica, la vera energia dei fulmini non è data dalla saetta, ma dal movimento delle particelle cariche che raggiungono il suolo.
Nel momento in cui queste toccano a terra l’energia viene immediatamente dissipata, e non c’è più nessun modo di recuperarla.
In questo caso il fulmine esaurisce tutta l’energia elettrica in un quarto di secondo, rendendo le operazioni ancora più difficili.
Ultimo fattore da tenere in considerazione è la caduta non controllata dei fulmini. Questi non cadono in una zona da noi prefissata, perché i fenomeni possono verificarsi inaspettatamente in ogni angolo del globo.
Una delle zone più interessanti da questo punto di vista è la Florida, una zona caratterizzata da tempeste di fulmini intense e particolarmente aggressive. Ma anche in questo caso non sono comunque sufficienti per alimentare in maniera efficace una nazione.
Già agli inizi del ‘900 si iniziò a pensare al modo di immagazzinare l’energia dei fulmini, ma sebbene la scienza abbia fatto enormi passi da gigante, su questo ambito siamo rimasti completamente fermi.
L’idea è molto allettante è darebbe una svolta davvero epocale. Vedo la cosa ad ogni modo molto difficile proprio per i molteplici problemi che si potrebbero venire a creare, come ad esempio la troppa quantità di energia accumulata. Questa a sua volta rischierebbe di diventare energia da smaltire.
Trasformeremo i fulmini in elettricità e l’elettricità in bitcoin.