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Energie rinnovabili al 2020 Scenari tendenziali

energia rinnovabile 2020: scenari

L’Italia come gli altri paesi europei e del mondo, continua a investire e scommettere sulle energie rinnovabili.

A rivelare questo continuo interessamento verso la green energy è il GSE, il Gestore dei servizi energetici che ha elaborato un dettagliato studio sugli scenari tendenziali per le energie rinnovabili sino al 2020.

Grazie agli incentivi previsti dal DM 6/7/2012 e DM 23/6/2016, in questi anni stanno entrando in esercizio nuovi impianti fotovoltaici per la conversione della luce solare in energia pulita.

Questo è un trend che continua a crescere, grazie principalmente alle detrazioni fiscali e agli incentivi promossi dal governo con i decreti ministeriali sovra citati.

Grazie a questi è prevista infatti:

Grazie a questi decreti, tutti gli impianti che negli anni dal 2014 al 2016 hanno incrementato la loro attività, oggi possono continuare a operare sino al 2020, grazie agli incentivi forniti dal governo.

Per il 2020, grazie a questi, si prevede un buon numero di nuovi impianti incentivati, questi mediamente porteranno a un incremento della produzione energetica pari a 3,7 GW.

Questa produzione sarà suddivisa in: 1,6 GW per gli impianti eolici, 1,5 GW per il settore fotovoltaico, 0,4 GW per la produzione di energia da parte delle centrali idroelettriche, il resto dell’energia sarà prodotta infine da altre forme di green energy come le biomasse. 

Qual è lo scenario che si prevede per il 2020

Secondo le analisi del GES, è possibile elaborare uno scenario di riferimento per il 2020, basato sulle misure e le leggi già in essere in Italia. In queste proiezioni dunque non vengono considerate le misure aggiuntive che potrebbero essere applicate sino al 2020.

Secondo i dati al momento in possesso dal GES, per il 2020: 

Ci saranno nuovi impianti ammessi alla produzione di energia pulita

Gli impianti esistenti in scadenza di contratto, potranno continuare a produrre. Da questi sono esclusi tutti gli impianti che sono alimentati attraverso bioenergie diverse dai rifiuti.

Per tutti gli impianti a bioenergia diversa dai rifiuti, s’ipotizza una chiusura, in quanto questi sostengono costi al quanto elevati per l’acquisto del combustibile, costi di gestione che non possono essere coperti senza gli incentivi statali, che al momento sono stati revocati per le aziende che operano con queste fonti alternative di energia pulita.

Sicuramente, nel 2020, comunque otterremo una maggiore produzione di energia pulita, con un aumento di circa 6,9 TWh in più rispetto al 2015. L’energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili dunque passerebbe dai 109,5 TWh rilevati alla fine del 2015 ai 116,4 TWh previsti per il 2020.

Impatto sull’economia e sull’occupazione sino al 2020

Sempre prendendo come riferimento gli studi della GES nel 2020, possiamo stimare quali saranno gli impatti economici e sull’occupazione in Italia nei prossimi due anni. Secondo queste analisi, al momento è previsto un investimento da parte delle aziende della green energy pari a 7,6 miliardi di euro.

Questi nuovi impianti potrebbero portare all’impiego di ben 14.000 mila unità di lavoro annuali. Naturalmente, s’intendono 14.000 mila unità considerando sia quelle dirette e quelle indirette.

Ad esempio ci sarà prima un incremento del lavoro manovale, durante la fase d’installazione degli impianti, dopo la messa in funzione invece le aziende provvederanno all’assunzione di dipendenti da inquadrare in varie posizioni, che vanno dalla gestione e manutenzione degli impianti, al lavoro di ufficio e di sicurezza notturna.

Secondo alcune stime, più prepositive, se si considera l’intero parco di generazione elettrica da energie rinnovabili, da installare in Italia sino al 2020, molto probabilmente ci potranno essere in totale circa 48.000 mila unità di lavoro, sempre considerando quelle dirette e indirette.

Le unità di lavoro annuali, saranno dunque correlate agli investimenti che verranno fatti in questi anni nella green economy. Maggiori saranno gli investimenti, maggiori potranno essere le unità di lavoro totali.

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