Il cambiamento climatico, nonostante talune tesi negazioniste, è, purtroppo, una realtà sotto gli occhi di tutti.
Ne danno evidenza, non solo la constatazione, molto spesso, di temperature anomale rispetto alle medie stagioni e i ripentiti e forti sbalzi climatici, bensì anche la sempre maggior frequenza di contingenze quali calamità e disastri ambientali aventi come causa (diretta o indiretta) il mutamento climatico.
Gli stessi grandi roghi occorsi nel continente australiano fino a febbraio 2020 sembrano riconducibili, al di là delle responsabilità particolari, allo stato di salute generale del nostro Pianeta.
Di fronte ad uno scenario siffatto, come intervenire per imprimere una decisiva inversione di tendenza? In molti hanno indicato la strada del sempre maggiore ricorso alle fonte energetiche rinnovabili, parallelamente al graduale ma progressivo abbandono di quelle di origine fossile.
Una via fattibile da seguire – e con positive ricadute anche dal punto di vista economico ed occupazionale – nell’ottica di affrontare un problema complesso e del quale si cerca di intravedere una soluzione nel medio-lungo periodo, complici (si spera) sagge decisioni politiche a livello nazionale e sovranazionale.
Vediamo che ruolo può avere, in questo scenario, il ricorso, nello specifico, all’energia eolica, insieme ai relativi investimenti nel settore.
La sfida dell’eolico tra opportunità e polemiche
L’italiana ANEV ha avuto modo di ricordare in più occasioni il ruolo chiave dell’energia eolica nel suo contribuire, in maniera efficiente ed efficace, alla diminuzione della quantità complessiva di anidride carbonica emessa in atmosfera e responsabile del cambiamento climatico.
Per l’Associazione Nazionale Energia del Vento, infatti, questa fonte energetica riveste un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi dell’Unione Europea di riduzione al 2030 e individuati nei seguenti ambiti: sicurezza energetica, de carbonizzazione, efficienza energetica, mercato dell’energia, ricerca/innovazione e competitività.
Una risorsa, quella eolica, tuttavia, non immune a polemiche – non dimentichiamo. Per un verso l’installazione di turbine e parchi eolici contribuisce alla riduzione dell’inquinamento, ma, al contempo, il principale e non secondario svantaggio è legato al deturpamento del suolo che ciò comporta.
Una situazione, soprattutto in Italia, molto delicata e complessa da gestire per lo straordinario patrimonio naturalistico ed ambientale che appare particolarmente esposto.
Incantevoli (finora) scenari si presentano sempre più spesso invasi da pale eoliche con un pericolo concreto per le scie di uccelli in volo, oltre che, nello specifico, per rapaci, rondini e falchi che non nidificano più né si alimentano nelle aree in cui tali sistemi sono installati.
Risultano evidenti, pertanto, le conseguenti alterazioni della flora e della flora e in ciò consiste, purtroppo, la principale contraddizione dell’eolico come fonte di energia “verde”.
Cambiamento climatico e aumento della velocità del vento
Un aspetto molto interessante, ad ogni modo, è legato al rapporto, in termini di causa-effetto, tra il cambiamento climatico e l’aumento complessivo, a livello mondiale, della velocità del vento.
Se da un lato, infatti, si è spinti al ricorso, tra le altre, all’energia eolica, al fine di contenere il surriscaldamento globale sotto i 2 °C, dall’altro lo stesso mutamento climatico sembra essere all’origine di un significativo aumento della ventosità.
Ricercatori, guidati dal professore Zhenzhong Zeng dell’università di Princeton, ipotizzano che il fenomeno, attualmente in studio, sia dovuto ai cambiamenti delle correnti oceaniche ingenerati dal surriscaldamento dell’atmosfera.
L’analisi dei dati, pubblicati sulla rivista “Nature Climate Change” e rilevati da 9.000 stazioni meteorologiche installate in tutto il mondo, fa emergere infatti un aumento della velocità dopo un rallentamento del 2,3% ogni decennio dalla fine degli anni ’70.
Una diminuzione dovuta all’aumento dell’urbanizzazione e al ruolo di ostacolo che milioni di nuovi edifici avrebbero svolto per il vento.
E cui ora la stessa natura, scossa dall’attività umana, sembra rispondere con un’inversione di tendenza tale da contribuire ad elevare la produzione di energia eolica a 3,3 milioni di kWh entro il 2024, di più di un terzo da ciascuna turbina.