Le calde isole dei Caraibi, i freddi fiordi norvegesi, le particolari tradizioni della Cina, il fascino afoso del Sahara: la nostra amata Terra ci offre infinite mete di viaggio, ognuna diversa dall’altra per condizioni climatiche, cultura, paesaggi e attività antropiche.

Ma l’uomo, oramai, non si accontenta più di vedere i grattacieli di New York o di fare un safari nel cuore dell’Africa.

Avendo colonizzato con il turismo talmente tante aree del nostro pianeta, l’ultimo timbro che manca sul passaporto è quello del continente più remoto, più freddo, più ventoso, più secco, più desolato e più inospitale del mondo.

Credo che abbiate capito di cosa sto parlando…eh già, dell’unico continente che, per ovvie ragioni, non partecipa alle olimpiadi, anche perché il suo cerchio sarebbe candido come i suoi ghiacci e, quindi, semplicemente invisibile sulla bandiera olimpica: insomma, l’uomo non sapendo più dove andare, ha deciso che anche l’Antartide deve essere meta del suo sfrenato turismo.

Terra di pace, di scienza…e di turismo

Questo immenso continente di ghiaccio, esattamente 60 anni fa, è stato dichiarato terra di pace e di scienza, una piccola isola felice dove nessuno può rivendicare come proprio un territorio ma può solo condurvi esperimenti scientifici, che risultano di particolare efficacia considerata la minima interferenza delle attività antropiche.

Il Trattato Antartico, firmato originariamente da 12 paesi, oggi di Stati ne conta 54, i quali si impegnano a vigilare sul rispetto dell’accordo tramite controlli ispettivi su tutta l’area del continente.

Il turismo, di certo, non contribuisce alla scienza ma non mette neanche a rischio la pace “glaciale” che il Trattato cerca di garantire, per cui, insieme alla pesca (anch’essa attività piuttosto controversa in un ambiente dall’ecosistema molto particolare) è l’unica attività commerciale consentita.

Le visite dei turisti si concentrano nella penisola antartica, ossia la lingua di ghiaccio che si estende verso la Terra del Fuoco, che gode di un clima più mite rispetto al resto del continente (se visitata durante l’estate australe presenta temperature non molto diverse da quelle invernali del Nord Italia) ed è di facile accessibilità dall’Argentina, dal Cile e dalle Isole Falkland.

Risulta, comunque, un’ottima scelta per entrare in contatto con la fauna autoctona che, normalmente, è possibile vedere solo negli zoo o nei documentari.

Se dal punto di vista turistico è la meta migliore, dal punto di climatico è la regione della Terra che, secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, si sta riscaldando più rapidamente (quasi 3° negli ultimi 50 anni), con un ritmo che è tre volte quello della media globale.

A tal proposito, il direttore dell’Istituto Antartico Cileno, Marcelo Leppe, dichiara: “Ogni anno è possibile osservare e registrare lo scioglimento dei ghiacciai, la scomparsa del ghiaccio marino e la ricolonizzazione di piante e altri organismi che prima non erano presenti in Antartide”.

Il turismo “responsabile”

Gli operatori di turismo in Antartide, un gruppo che oggigiorno conta un centinaio di compagnie, consci dell’importanza ambientale del continente di ghiaccio, si sono associati per studiare e controllare l’impatto ambientale che il turismo potrebbe produrre, e nel 1991, hanno formato l’Associazione Internazionale dei Tour Operator dell’Antartide (IAATO). L’associazione pratica e promuove un turismo ecologico e responsabile.

I turisti, ai quali non è richiesta nessuna particolare preparazione fisica e tecnica, devono seguire regole rigorose: pulire i loro effetti personali per non introdurre pericolose specie invasive, mantenere una distanza rispettosa della fauna, non allontanarsi dai percorsi stabiliti e non raccogliere “souvenir”.

Inoltre, le compagnie turistiche si aspettano che i loro clienti diventino “ambasciatori dell’Antartide”: i turisti, una volta ammirate le bellezze uniche di questo inesplorato continente, dovrebbero promuoverne la salvaguardia, “perché ami ciò che conosci e capisci“, come affermato da Daniel Skjeldam, Amministratore Delegato di Hurtigruten, una compagnia turistica norvegese.

Le crociere antartiche non sono certo una novità: è da più di 50 anni che le navi turistiche viaggiano tra i ghiacciai del Polo Sud. Il problema sta, però, nell’attuale tendenza: le stime della IAATO, parlano di circa 50 mila persone che visitano le calotte antartiche ogni anno, nonostante si tratti di un viaggio d’élite, con prezzi che ammontano a diverse migliaia di Euro.

Una vulnerabilità attraente

Può sembrare un paradossale controsenso, ma è proprio l’estrema vulnerabilità dell’Antartide ad attirare sempre più visitatori, curiosi di vedere un luogo che ben presto potrebbe cambiare notevolmente il proprio aspetto e, forse, anche noncuranti delle minacce all’ecosistema che derivano dalla loro presenza.

Infatti, un simile viaggio turistico arriva a superare le 5 tonnellate di emissioni di CO2 per passeggero (tra volo e trasporti in nave). Inoltre, le polveri dei gas di scarico delle navi da crociera si depositano sulla superficie del ghiaccio annerendolo e, quindi, accelerando il suo scioglimento, considerato il maggior assorbimento di radiazione solare causato dalla colorazione più scura e meno riflettente.

Tutto ciò ha conseguenze devastanti per coloro che sono i legittimi “proprietari” dell’Antartide: numerose specie animali sono messe a rischio dal continuo scioglimento dei ghiacci e dalle temperature sempre più elevate.

Insomma, conquistato l’Antartide, ora non ci resta che diventare turisti spaziali, così da combinare qualche guaio anche nel remoto vuoto dell’Universo.

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