È possibile unire il mondo dello sport all’ecologia e dare vita a una competizione? La risposta è sì e si chiama Plogging.

Ma come può essere definita questa evoluzione 2.0 della corsa coi sacchi? Ce lo spiega Roberto Cavallo, ultrarunner e ideatore del primo campionato al mondo di plogging disputato sul territorio di sette comuni della Val Pellice, sulle Alpi torinesi:

Il plogging è la corsa durante la quale si raccolgono anche i rifiuti. Si tratta di una nuova disciplina che possiamo tranquillamente definire sportiva, perché abbina l’esercizio fisico alla sostenibilità ambientale e contribuisce a migliorare i luoghi che si attraversano”.

Cavallo aveva già dato vita a un’iniziativa simile con la “Keep Clean and Run” una maratona della durata di una settimana che aveva il duplice compito di promuovere la giornata europea contro l’abbandono dei rifiuti e spingere le amministrazioni comunali a dare il proprio contributo per mantenere pulito il territorio.

Il termine plogging

La parola è stata coniata nel 2016 dall’atleta svedese Erik Ahlström ed è una “fusione” del verbo svedese plocka upp (raccogliere) e jogga (il jogging, la corsa). Da qualche anno, questo sport si è diffuso in tutto il mondo a conferma di quanto sia d’interesse comune unire l’amore del running all’interesse per la natura circostante.

La prima competizione mondiale, voluta fortemente da Cavallo, ha visto la presenza di entrambi i padri fondatori di questa attività. Ahlström, in particolare, si è iscritto non per vincere, ma per documentare, incoraggiare e fotografare tutti i partecipanti, fermandosi solo per raccogliere qualche cicca o carta da terra.

Quali sono i paesi che hanno fatto da cornice alla prima edizione del mondiale di Plogging? Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Bobbio Pellice, Angrogna, Rorà e Villar Pellice, unite per una tre giorni di sport ed eventi orientati alla sostenibilità ambientale.

Come funziona una gara di plogging?

In realtà, la competizione ha regole abbastanza particolari: in questo caso, gli atleti sono partiti tutti insieme da Torre Pellice, ma ognuno ha potuto scegliere in completa autonomia dove correre e quale percorso fare tra i sette comuni coinvolti.

Tutti gli atleti hanno avuto a disposizione un sacco per la raccolta dei rifiuti che è stato poi consegnato al termine della corsa per le valutazioni.

Il risultato finale è dato dalla distanza percorsa, il dislivello raggiunto e, soprattutto, la quantità di spazzatura raccolta. Per ogni tipologia di rifiuto, infatti, viene assegnato un punteggio che tiene conto dell’anidride carbonica non prodotta.

Ad esempio: un mozzicone di sigaretta valeva 0,7 punti, una scatoletta di tonno 38,5, una lattina 127 e una bottiglietta di vetro addirittura 225. Il calcolo è stato effettuato grazie a un algoritmo elaborato dalla cooperativa Erica, società leader della comunicazione ambientale di cui Roberto Cavallo è amministratore delegato.

A vincere la prima edizione del mondiale di Plogging è stato il giovane Pietro Olocco con 79.980 punti, davanti a Fabio Gonnella (30.783 punti) e Francesco Filippi (28.852).

Tra le atlete invece, al terzo posto con 26.871 punti è salita sul podio Emilia Chinali, accanto a Donatella Boglione che con 37.166 punti si è aggiudicata la seconda posizione. Elena Canuto, con 75.804 punti e seconda nella classifica generale, è la prima Campionessa Mondiale di Plogging.

In totale, il primo mondiale di Plogging ha visto la raccolta di circa 995 kg di rifiuti con una media di quasi mezzo chilo di rifiuto ogni chilometro. Suddividendo, invece, il dato complessivo per il numero di partecipanti, ogni concorrente ha raccolto circa 15 kg di rifiuti.

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