Ormai da anni le api sono ufficialmente a rischio estinzione. Riassumere le cause alla base di questo triste fenomeno è possibile, nonostante siano molteplici:
- Pesticidi dannosi
- Inquinamento
- Cambiamenti climatici
- Malnutrizione
- Patologie
I dati raccolti in questi anni, proveniente da centri di ricerca sparsi in tutto il mondo, dimostrano come tutte le cinque cause appena citate influiscono negativamente sulla breve vita delle api. Ciò nonostante, non è stato possibile attribuire la maggior parte della colpa a una di queste in particolare e quindi dichiararla ufficialmente come causa principale.
Conseguenze di una possibile estinzione
Vediamo di approfondire tutti gli aspetti e soprattutto le conseguenze di questa probabile estinzione.
È noto all’opinione pubblica come alcune tipologie di pesticidi provochino danni. Questi attaccano non solo noi essere umani, consumatori di alimenti derivanti da agricolture non di tipo biologico, ma l’intero ecosistema.
Specificamente al caso delle api, è stato individuato un particolare tipo di insetticida, appartenente alla categoria dei neonicotinoidi, il quale mostra effetti devastanti sul piccolo animale in questione.
È stato dimostrato da più studi (uno in particolare condotto da un team di ricerca svizzero e pubblicato sul Royal Society B’s journal Proceedings) che la capacità riproduttiva degli esemplari di sesso a maschile ne risente particolarmente.
Questo pesticida riduce del 39% la produzione di sperma provocando un netto calo delle possibilità di riproduzione del genere.Purtroppo questo particolare tipo di pesticida non è l’unico e la maggior parte di questi provoca nelle api una diminuzione delle difese immunitarie.
Anche l’inquinamento rientra nella lista nera, anche se l’influenza di questo varia in base all’ambiente in cui ci si trova, poichè fortunatamente non tutti gli stati del mondo mostrano percentuali di smog elevate (basti pensare a paesi come l’America meridionale e l’Africa in cui però esistono comunque altri tipi di minacce per le api).
Le percentuali di estinzione sono diverse tra i vari stati e in alcuni, purtroppo, sembra essere troppo tardi (o comunque si è deciso d’intervenire ignorando l’estinzione delle api e arginando il problema). Ad esempio in Cina dove ormai si è ricorso all’impollinazione artificiale (eseguita manualmente da operatori).
I cambiamenti climatici provocano una variazione dell’habitat naturale delle api. Queste, come tutti gli altri animali vittime dei nostri consumi e sprechi energetici, sono costrette a spostarsi. Per dove? Fin dove riescono!
Questa migrazione di fatto provoca un ulteriore indebolimento del sistema immunitario ed è quindi causa di morti precoci.
Bisogna tenere conto anche del fatto che esistono più specie e queste presentano caratteristiche diverse tra loro. Si contano circa 20 000 esemplari differenti in tutto il mondo e, chi più chi meno, sono tutti a rischio.
Può sembrare assurdo, anche se ormai è un dato di fatto, ma oggigiorno un’ape fa fatica a trovare del nutrimento. E ammettendo il caso in cui riesca a trovarlo, non è detto che sia sano. Molto spesso le piante e i fiori sono impregnati di sostanze tossiche derivante dalle operazioni umane e dall’inquinamento.
Quindi a tutti i problemi appena affrontati si aggiunge il rischio di malattie e malnutrizione.
Come già detto, a seconda del paese in cui si trovano, le api si scontrano con realtà e problemi diversi. In Nord America e in alcuni stati europei (tra cui l’Italia) esiste la sindrome dello spopolamento degli alveari, fenomeno che vede la morte improvvisa di colonie intere. Le cause? Ancora incognite nello specifico ma è facile pensare essere conseguenza delle minacce qui sopra citate.
Possibile rimanere ancora indifferenti? Fortunatamente no viste le conseguenze:
1. La scomparsa delle api potrebbe rovinare l’equilibrio naturale dell’ecosistema (così come l’estinzione di qualsiasi altro animale esistente). E nel momento in cui la biodiversità è a rischio, molteplici aspetti da essa dipendenti potrebbero cambiare: minore certezza alimentare, maggior numero di malattie e più vulnerabilità in generale.
2. Le api, insieme ad altri insetti, sono tra i principali impollinatori al mondo. In particolare, a livello mondiale si conta che circa 70 tipologie di colture su 100 si riproducano grazie all’impollinazione per opera delle api, garantendo così la sopravvivenza di centinaia di altri animali e assicurando anche a noi umani frutta e verdura. Sono responsabili dell’impollinazione di tre quarti delle culture mondiali.
Si capisce bene come non si tratta di un’estinzione come tutte le altre verso cui l’umanità rimane impassibile. Per un semplice motivo: l’estinzione delle api trascinerebbe con sé enormi interessi economici mondiali. Si sa che in casi come questi è più facile trovare incentivi per la ricerca.
Ad esempio sia in America che in Polonia sono stati creati robot in grado di eseguire l’impollinazione. Finanziamenti da milioni per avanzatissimi sistemi tecnologici atti a sostituire il lavoro che naturalmente compirebbero degli animali.
Per fortuna esistono tante altre iniziative volte ad soccorrere le api e non a sostituirle. Ad esempio in Italia il Ministero della Salute ha messo a disposizione degli apicoltori (e non solo) un portale per monitorare la situazione anagrafica della api e in collaborazione con un progetto chiamato BeeMyFuture è possibile “adottare” le api occupanti cinque allevamenti biologici.
Oppure a Torino con l’iniziativa UrBees si promuove un’apicoltura urbana controllata.
In quanto cittadini ecologisti il nostro contributo è possibile. Anche un solo fiore sul proprio balcone o davanzale (oppure più di uno in giardino) può rappresentare un grandissimo aiuto nella salvaguardia di questo piccolo ma a noi tutti indispensabile animale.