Il 17 febbraio 2016 è uscito l’ultimo rapporto sulla situazione italiana nei riguardi del riciclo del vetro. Il rapporto è stato realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per conto di Assovetro, l’Associazione nazionale degli industriali del vetro, aderente a Confindustria.
Per quanto possa sembrare un settore minore dell’economia italiana, quello del vetro è un mondo che solo nel nostro paese conta più di 20.000 occupati ed è in grado di immettere sul circuito del PIL 1,4 miliardi di euro. E non sono pochi.
Ampliando un poco l’orizzonte e guardando all’Europa, il settore del vetro porta 125 mila posti di lavoro e contribuisce con 9,5 miliardi al PIL globale dell’eurozona; ma soprattutto, in tendenza con le prerogative green dettate dall’insostenibilità dell’economia globale, il riciclo del vetro comporta la riduzione del 48% dell’utilizzo di materie prime.
E in generale, attraverso il riciclo, si è in grado tagliare le emissioni per quasi 2 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre, come sottolinea lo stesso titolo del Rapporto di Assovetro, “Il riciclo del vetro e i nuovi obiettivi europei per la circular economy”, il riciclo è un ottimo esempio di come può funzionare l’economia circolare e quanto di guadagno ci sia da ottenere. Riprendendo quanto detto da Marco Ravasi, Presidente di un reparto di Assovetro:
«Il vetro è un materiale che realizza alla perfezione il concetto di economia circolare che si basa su produci-consuma-riproduci e permette di riprodurre sempre contenitori che hanno caratteristiche identiche a quelli originali. Di fronte ai nuovi obiettivi europei sarà necessario ora aumentare e migliorare le raccolte differenziate e rafforzare l’innovazione nel settore per ottenere rottami di qualità che alimentino un ciclo virtuoso».
L’Italia, almeno in questo, è in linea con i dettami di un’Europa che impone, attraverso regole stabilite di comune accordo, il raggiungimento del 75% di riciclo entro il 2025 e dell’85% entro il 2030. La raccolta differenziata nel Bel Paese è infatti ad un ottimo punto per soddisfare le richieste ecologiche europee, con un risultato del 77%, mentre il tasso di riciclo vero e proprio raggiunge la quota del 70,3%, in crescita del 2% negli ultimi cinque anni. Insomma, ci siamo quasi.
C’è da dire però che il vetro è tra i rifiuti più facilmente selezionabili e riutilizzabili e non è così inverosimile pensare di raggiungere l’ottimizzazione del 99% nello smaltimento e nel riutilizzo.
Soprattutto tenendo conto della disparità tra Nord e Sud del nostro paese: il meridione, fanalino di coda dell’Europa, raggiunge la modica cifra del 55%. Mettendola in cifre visualizzabili, nel Mezzogiorno vengono differenziate meno tonnellate della sola Lombardia (rispettivamente 358 mila tonnellate contro le 399 dei lombardi); il pareggio di bilancio è raggiunto grazie al milione di tonnellate raccolte nel Nord Italia.
E questo per quanto riguarda la differenziata; i dati sul riciclo segnano una situazione ancora più critica: al Nord il riciclo pro capito fa segnare un 34,9 kg per abitante, con un Sud che ricicla per abitante meno della metà, col 16,6 kg/ab. Il centro, mediana italica, raggiunge i 24,6 kg per abitante.
Tenendo conto che l’obiettivo indicato dall’Europa è dei 32,2 kg/ab entro il 2030, si spera che le politiche locali nel meridione favoriranno e incentiveranno la buona pratica della raccolta e del riciclo, in modo che l’Italia abbia di che vantarsi, finalmente, per quanto riguarda il suo rapporto con l’ambiente.
Tra i maggiori problemi riguardanti il nostro sfruttamento dell’economia circolare, modello auspicato dall’Europa e, si può ben dire, dalla natura, è la perdita di 512 mila tonnellate di vetro dovuta all’inserimento dello stesso nei rifiuti indifferenziati. Altre sostanziali perdite sono dovute agli impianti di selezione e trattamento dei rottami del vetro, dove 150 mila tonnellate di scarti, per il 90% secondo il rapporto, arrivano in discarica senza passare dal riciclo, per colpa della scarsa qualità della raccolta. Lo scarto tra il 77% del tasso della raccolta differenziata e il 70,3% del tasso di riciclo vero e proprio è dovuto soprattutto a queste perdite che non prendono la strada dell’economia circolare.
Perciò, tra i consigli in nota nel rapporto di Assovetro, oltre alla sempre necessaria richiesta rivolta alle amministrazioni locali di informare i cittadini sulle potenzialità e le necessità della buona raccolta, c’è l’invito a superare la pratica dei cassonetti in cui si mescola vetro con metallo e plastica.
«Corretta informazione e impegno sulle nuove tecnologie sono i due fattori decisivi», incita Marco Ravasi. Si può fare, no?