Passeggiando in campagna è facile imbattersi in gruppetti di alberi apparentemente senza alcuna funzione o utilità, tanto che viene da chiedersi perché siano stati lasciati lì. Perché non costruirci una casa o allargare i campi circostanti?

Ebbene un team dell’Università di Stoccolma ha studiato l’impatto ambientale della presenza di piccoli boschi, spesso residui di una più grande foresta, nelle zone agricole dell’Europa temperata, scoprendo che la loro presenza porta immensi benefici all’ambiente (ed a chi abita nei paraggi).

Lo studio, intitolato “High ecosystem service delivery potential of small woodlands in agricultural landscapes” delinea limportanza della conservazione di queste oasi di biodiversità.

Sentinelle di frontiera

Il motivo è presto detto: questi gruppetti di alberi sono sentinelle di frontiera, esposte su tutti i lati all’ambiente circostante.

Al loro limitare infatti, sempre illuminato e spesso concimato in quanto vicino a zone agricole, crescono rigogliose le piante tipiche di questo paesaggio, dai cespugli di more alle querce.

Sono inoltre oasi di rifugio per i mammiferi erbivori come lepri o caprioli, che a loro volta si portano dietro i propri predatori. E

Essendo poi ambienti più secchi delle foreste sono meno adatti alle zecche ed alle malattie che esse trasportano.

Spugne di anidride carbonica

Oltre a motivi locali vi sono anche motivi globali: come in tutte le zone di confine, nei boschetti infatti l’attività biologica del suolo è molto alta, il che li rende delle perfette spugne per l’anidride carbonica, in quanto essa viene più facilmente assorbita rispetto a quel che succede nel mezzo di una foresta.

In altre parole i boschetti sono più efficienti a catturare anidride carbonica per unità di superficie rispetto alle loro controparti più estese, come, per l’appunto, boschi e foreste.

E per quanto riguarda la città?

I boschetti non sono però un elemento presente solo in campagna. Essi possono trovarsi anche in città, benché magari nella forma di parchi o giardini e, quindi, maggiormente curati.

Il concetto di “giardino pubblico” nasce già nella Francia del tardo Settecento. E’ qui infatti che si capisce l’importanza del verde nei centri urbani sia in termini di salute pubblica, sia in funzione estetico-ricreativa.

Oggi il verde urbano può contribuire in modo determinante al miglioramento del microclima locale grazie alla componente vegetale. I boschetti possono infatti contribuire a trattenere il calore e mitigare quindi il caldo d’estate e il freddo d’inverno, con ulteriore risparmio di risorse energetiche.

Strumenti legislativi ad hoc

In Italia i parchi attualmente esistenti nelle città non nascono purtroppo da una politica coordinata di progettazione degli spazi, e pertanto soffrono di alcuni limiti.

Così le aree agricole che circondano aree urbane non vengono incentivate a mantenere i boschetti così salutari all’ambiente ed agli stessi cittadini.

Qui da noi non esiste infatti uno strumento di pianificazione che consideri la creazione o il mantenimento di una “cintura verde” delle città.

Solo la realtà di Ferrara, unica esperienza in Italia, ha 1500 ettari di terreno agricolo che circonda la città considerato a tutti gli effetti come parte del centro storico.

Non solo parchi

Boschetti atipici possono essere anche i viali alberati, i quali conferiscono assieme ad altre tipologie di verde un aspetto di sistema al tutto.

Integrando gli alberi ad alto fusto con arbusti si creerebbero infatti micro-boschetti che potrebbero unire i diversi parchi creando una continuità biologica.

Un’altra tipologia di boschetto atipico è quello che si può ritrovare nei giardini privati, più o meno curati. Chiunque abbia un giardino può infatti creare il suo mini bosco unendo agli alberi ad alto fusto degli arbusti o piante da sottobosco.

Questa pratica consiste nella creazione del cosiddetto “giardino naturale”, e chi lo persegue si pone l’obiettivo:

  • di far insediare vegetazioni naturali, e di mantenerle in condizioni di equilibrio dinamico con il minore intervento possibile;
  • di aumentare la naturalità delle componenti non vegetali del giardino, costituite dal suolo e dalla fauna;
  • di individuare gli interventi comunque necessari per aumentare la diversità vegetazionale e quindi la diversità biologica.

Lo step finale di questa pratica è il raggiungimento di un equilibrio dinamico stabile della vegetazione, chiamato vegetazione climax, ovvero la vegetazione che presenta il massimo della biodiversità possibile per le condizioni ecologiche locali.

Insomma, visti i benefici chiunque di noi può essere un difensore dei boschetti, sia che si tratti di quel gruppetto di alberi in campagna, sia che si tratti di un giardino o un nuovo parco in città.

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