La situazione in Italia riguardo le polveri sottili è decisamente più che allarmante. Basti pensare che a fine gennaio, 9 città della penisola hanno registrato più di 15 superamenti dei livelli massimi stabiliti a livello europeo. Questo solo nel primo mese del 2017.

Per polveri sottili si intendono particelle disperse nell’aria di piccolissimo diametro, si parla per l’appunto di PM 10 in quanto le dimensioni arrivano a un massimo di 10 micron di diametro.

La loro pericolosità sta proprio nelle loro dimensioni: essendo così piccole, una volta inalate si insidiano nel corpo rappresentando un pericolo non solo per l’apparato respiratorio ma anche per quello digerente, cardiocircolatorio e nervoso.

Sono ancora più pericolose per i bambini, i quali non avendo sviluppato del tutto il sistema immunitario, risultano essere più vulnerabili. Per di più questi, data la loro statura bassa, sono a diretto contatto con una delle principali cause dell’inquinamento dell’aria: gli scarichi dei veicoli.

Ultimamente ai PM 10 sono stati individuati anche i cosiddetti PM 2,5 con diametro ancora più piccolo (2,5 micron). Anche questi possono essere inalati e dispersi nel sangue.

Si parla di oltre 467 mila cittadini europei morti per lo smog. In particolare un rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (2014) denuncia 600 mila morti conseguenti alle polveri sottili con costi per la sanità pubblica intorno ai 940 mld di euro.

I particolati rappresentano un pericolo non solo per noi essere umani ma anche per tutta la fauna e la flora terrestre. Essendo così piccole e leggere, le polveri possono essere trasportate dal vento per chilometri e raggiungere le zone più disparate in cui non sono presenti fonti dirette di inquinamento. Siamo di fronte a un vero e proprio killer ambulante.

Le fonti per di più sono molteplici. Difatti la produzione di polveri sottili è associata agli scarichi dei veicoli, agli impianti di riscaldamento e ai processi industriali.

A questo si aggiunge il problema della siccità. Minori precipitazioni sicuramente non collaborano all’eliminazione di polveri sottili. Questo però non giustifica i valori altissimi presenti nelle città italiane.

Per di più, in base ai dati dichiarati sempre da Legambiente, gli unici abbassamenti dei livelli di polveri sottili, combaciano con periodi (seppur rari) più piovosi, denunciando per l’ennesima volta l’inefficienza delle poche iniziative intraprese dall’Italia.

Indipendentemente dalle precipitazioni, i livelli vanno abbassati e si necessita di interventi efficaci e duraturi, soprattutto da parte delle istituzioni. Sarebbe da ipocriti attribuire la responsabilità dello smog alle precipitazioni. Anche perché proprio la pioggia rappresenta uno dei pochi alleati nella lotta contro lo smog.

In Italia, spesso si associa l’allarme per le polveri sottili solo alle regioni del nord, essendo quelle più industrializzate. Ma come già detto il problema non è riconducibile solo ai processi industriali ma anche all’inquinamento causato dai veicoli e dal riscaldamento.

Infatti tra le città più inquinate, oltre Torino vi sono Cremona e Frosinone. Nel 2016 altre 30 città, da nord a sud, hanno oltrepassato i valori limite imposti per i PM10 (25 milionesimi di grammi per metro cubo di aria).

A livello di regioni invece le più inquinanti sono quelle prossime alla Pianura Padana. In Emilia Romagna solo un quarto dei centri abitati non ha superato i limiti. In Piemonte 3 città su 5 non hanno infranto le leggi nel 2016 (Biella, Cuneo e Verbania), mentre in Lombardia le città che si salvano solo solo 2 (Sondrio e Lecco).

In tutta la penisola solo la Toscana non ha superato i limiti in nessuna città.

L’Italia ha ricevuto, oltre diverse sollecitazioni, una lettera di parere motivato da parte della Commissione europea per i continui eccessi di inquinamento.

Diminuire le emissioni di polveri sottili è difficile ma non impossibile. Basti osservare i modelli proposti da diversi paesi europei come la Norvegia e l’Olanda.

Legambiente ha pubblicato a gennaio un opuscolo “Mal’aria 2017” in cui affronta di petto l’emergenza italiana. Proprio da questo dossier si evince la situazione di stallo in cui si ritrovano molti comuni della penisola.

Paradossalmente in Italia si è registrato a un aumento delle immatricolazioni dei veicoli e una diminuzione dell’utilizzo dei mezzi pubblici che sommato all’inefficienza dei comuni rappresenta un ulteriore allarme.

Oltre a riportare ufficialmente i dati preoccupanti dei singoli capoluoghi e regioni, Legambiente ha pubblicato una lista delle 10 azioni per ridurre l’inquinamento che dovrebbero adottare le città italiane.

Molto efficienti e spesso non dispendiose. Ad esempio tra queste rientra l’aumento delle zone pedonali, operazione che non richiederebbe grandi investimenti ma obbligherebbe i cittadini a muoversi altrimenti.

Questo, affiancato all’aumento delle piste ciclabili, permetterebbe agli indigeni di muoversi più liberamente e più in sicurezza.

In più si pone una particolare attenzione ai veicoli diesel, i quali risultano essere i più diffusi e sfortunatamente i più inquinanti. Si tratta di provvedimenti che oltre a rappresentare una speranza contro lo smog, ci avvicinerebbero alle altre realtà europee, creando un fronte unito e compatto contro una problematica ambientale sempre più pericolosa, non solo per le nostre generazioni ma soprattutto per quelle future.

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