E’ da poco passato il 27 febbraio, Giornata Internazionale dell’Orso Polare.

I dati riguardanti il rischio di estinzione dell’animale sono molto preoccupanti. L’Unione internazionale per la conservazione della natura afferma che più di 26 mila orsi rischiano di scomparire entro il 2050.

Dietro questa minaccia si nascondo diversi fattori, la cui causa rimane sempre la stessa: l’uomo. Difatti l’orso polare sta cercando di sopravvivere, giorno dopo giorno, al surriscaldamento globale, di cui l’essere umano è responsabile.

Qui di seguito si riportano le principali conseguenze del global warming e altri fattori che vanno a incidere sulla sopravvivenza dell’animale:

  • scioglimento dei ghiacciai
  • morte prematura dei cuccioli
  • cambio dell’habitat naturale
  • cambio di alimentazione
  • presenza di rifiuti
  • presenza di contaminanti organici persistenti (POP)

Scioglimento dei ghiacciai

L’innalzamento delle temperature è causa dello scioglimento dei ghiacciai. Al giorno d’oggi già in primavera inizia lo scioglimento, mentre la formazione di nuovo ghiaccio parte solo in autunno inoltrato.

Questo rappresenta un gravissimo problema, in quanto il ghiaccio serve all’orso per cacciare e accumulare grasso per il letargo. Ultimamente è capitato di osservare orsi polari costretti a un digiuno forzato, diventando così denutriti e meno sani. Di conseguenza, anche la nascita di nuovi orsetti sani è minacciata. Le madri orse non hanno le forze fisiche per una gravidanza.

Ancora peggio al momento dell’allattamento non hanno energia e lipidi sufficienti per nutrire i cuccioli. Ad esempio si è calcolato che nella Baia di Hudson, in Canada, per ogni settimana di precoce scioglimento dei ghiacci, gli orsi perdono mediamente 10 chili di peso.

Cambio dell’habitat naturale

Non solo. Lo scioglimento dei ghiacciai provoca un cambiamento radicale dell’habitat in cui l’orso polare è abituato a vivere.Questo si vede costretto a recarsi sulla terraferma per cercare cibo come bacche, uccelli e uova.

Può succedere infatti di avvistare orsi in zone non a loro idonee o di nutrirsi di prede inaspettate. Ad esempio due anni fa, per la prima volta in assoluto, gli orsi polari dell’Artico sono stati visti su un fiordo in Norvegia mentre si cibavano con carne di delfino. Essendo costretti a viaggiare moltissimo per cercare cibo, si sono adattati mangiando qualsiasi altra preda per sopravvivere.

Presenza di rifiuti

Nel frattempo i confini umani si espandono ulteriormente. Ciò genera un’altra minaccia per questi animali: la presenza della nostra spazzatura. Nell’Artico, a causa delle condizioni meteorologiche e delle correnti, si sono rilevati importanti percentuali di sostanze tossiche che nel corpo degli orsi producono una bassa concentrazione di vitamine e anticorpi.

Presenza di contaminanti organici persistenti (POP)

A proposito di sostanze tossiche, pare che sugli orsi polari incomba un’ulteriore minaccia: i POP. Si tratta di contaminanti organici persistenti (Persistent Organic Pollutants) cioè componenti chimiche molto resistenti alla decomposizione e con proprietà tossiche.

Per queste loro caratteristiche di persistenza e tossicità risultano nocive per gli umani, animali e ambiente, data la facilità con la quale si accumulano negli organismi viventi e negli alimenti. Essendo semi-volatili possono essere trasportate nell’aria per chilometri.

Essendo presenti nell’atmosfera, nell’aria e nell’acqua, tendono a spostarsi verso le zone fredde e depositarsi nei ghiacciai. In generale i POP recano danni principalmente allo sviluppo del sistema endocrino ma influiscono negativamente anche sul sistema nervoso, immunitario, riproduttivo. Attualmente rappresentano un rischio per i cuccioli che è mille volte superiore al limite di sicurezza.

L’obiettivo dei ricercatori in questo momento è quello di offrire una valutazione del rischio complessivo delle miscele di POP, individuando i più pericolosi e ricostruendo l’evoluzione storica del rischio dagli anni Settanta a oggi.

Proprio negli anni Settanta è nata la Convenzione di Stoccolma, alla quale hanno preso parte quasi tutti gli Stati del mondo. In questa occasione è stata redatta la lista dei POP più pericolosi per il pianeta, chiamata “la sporca dozzina”, il cui numero è aumentato negli anni.

Grazie proprio alla Convenzione di Stoccolma, sono state emesse una serie di regole atte a limitare la produzione dei POP.

Difatti la convenzione detta una serie di principi precauzionali volti a favorire l’eliminazione e la diminuzione della produzione e dell’uso di tali minacce.Le percentuali di queste sostanze sono calate ma ciò non toglie che rappresentino tuttora un pericolo per gli animali e in particolare per gli orsi polari.

L’obiettivo deve essere quello di estendere la Convenzione a livello mondiale.

In primo luogo per tentare di quantificare il rischio complessivo dei POP, stilando una classifica delle sostanze chimiche più pericolose e di nuova generazione. Successivamente applicare i principi emessi dalla Convenzione di Stoccolma ai POP di nuova scoperta, non ancora normati.

Ognuno di noi può fare qualcosa per impedire l’estinzione di orsi polari

Se da un lato le autorità cercano di adoperarsi per il controllo dei POPs, dall’altro ognuno di noi può e deve fare qualcosa per impedire l’estinzione dell’orso bianco. Come?

Innanzitutto smettendo d’ignorare problemi che appaiono essere lontani dalla nostra realtà.

Cercando quindi di essere cittadini consapevoli dei propri consumi e delle conseguenze delle proprie azioni. Bisognerebbe consumare prodotti che abbiamo minor impatto sull’ambiente e sugli animali.

Riportiamo qui di seguito il link per la sottoscrizione lanciata dal WWF: Adotta un orso polare.

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