In un mondo dove gli scienziati ci avvertono del ritmo di crescita forsennato delle temperature globali, che difficilmente rimarranno sotto i +1,5°, anche la musica può e deve avere un ruolo centrale nella lotta al riscaldamento globale.

Per tentare di porre un freno a questa crisi serve una forte spinta per la decarbonizzazione, per questa ragione alcune band sono scese in campo con piccoli gesti volti al rispetto dell’ambiente in tema di tour, festival e concerti musicali.

La musica può veicolare messaggi per un cambiamento globale. Sono convinti di questo i Massive Attack, la storica band britannica che dagli anni Novanta ad oggi ha sfornato successi del calibro di Unfinished sympathy, Karmakoma o Teardrop solo per citarne qualcuno.

La band del frontman Robert Del Naja si sta impegnando da tempo per ridurre il proprio impatto a livello di emissioni, tanto che nell’ultimo periodo sono stati oggetti di uno studio particolare portato avanti dai ricercatori del Tyndall Center for Climate Change Research.

L’impatto ambientale dei Massive Attack

Dal 2019 ad oggi, gli esperti hanno studiato ogni aspetto del tour dei Massive Attack prendendo in esame, per esempio, le emissioni durante gli show, la presenza di energie rinnovabili, gli impatti relativi alla diminuzione dell’uso di jet privati ecc.

Secondo quanto raccolto dagli scienziati dell’Università di Manchester hanno stabilito alcune raccomandazioni che potrebbero essere utili per aiutare l’intera industria musicale a ridurre la propria impronta di carbonio.

Sono indicazioni che riguardano musicisti, promotori, tour, manager, agenti ma anche i comportamenti degli spettatori: una sorta di vademecum per l’industria della musica che potrebbe aiutare il pianeta a mantenere il riscaldamento globale limitato a 1,5°C.

Tra le proposte ipotizzate dai ricercatori del Tyndall Center ci sono: il limitare l’utilizzo di jet privati in favore di treni, l’utilizzo di energia rinnovabile per alimentare i concerti o l’opzione pacchetto completo con biglietto del tour + trasporto pubblico gratuito.

Non solo, perché ci sono anche soluzioni che riguardano l’uso di apparecchiature audio e d’illuminazione efficienti dal punto di vista energetico, depositi per biciclette dedicati o esibizioni in luoghi che stanno adottando misure per ridurre il consumo dell’edificio.

La roadmap dei consumi

Sono stati proprio i Massive Attack a richiedere una roadmap verde per poter ridurre la propria impronta di carbonio e per farlo Robert Del Naja e gli altri membri del gruppo si sono affidati alla scienza.

Una buona pratica, sostiene la band britannica, è quella legata al noleggio dell’attrezzatura: “Quando ci presentiamo ai festival, usiamo sempre la stessa attrezzatura. È dunque assurdo che le band percorrano tanta strada con grandi camion per portare ovunque la propria attrezzatura quando potrebbero noleggiarla”.

La stessa band è consapevole di voler far di più, per questo ipotizza anche un futuro in cui il tour si svilupperà intorno agli orari dei treni in modo da permettere alla gente di arrivare al luogo del concerto riducendo al massimo i viaggi in auto.

Un evento 100% ecosostenibile e green potrebbe comportare (in un futuro prossimo) prezzi più abbordabili per i concerti perché ci troveremo difronte ad artisti perfettamente consapevoli di aver ridotto al minimo gli sprechi.

L’impegno dei Massive Attack ha dimostrato che questa nuova strada è possibile con le giuste misure e un’attenta pianificazione, sia costruendo set più “riciclabili” che noleggiando sul posto gli strumenti necessari per il concerto.

Tornando indietro nel tempo, mi sa proprio che aveva ragione Max Gazzè quando nel 1999 cantò “Una musica può fare, cambiare…”

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