I libri in carta riciclata sono ancora qualcosa di alieno e molto poco utilizzato, ma saranno loro a salvare il pianeta.
È quello che sostiene Greenpeace, che con il suo progetto “scrittori per le foreste” sta spingendo sempre più autori a pubblicare i propri romanzi su libri in carta riciclata, sostenibili ed ecologici.
Alcuni scrittori hanno già iniziato la collaborazione, alcuni dei quali del calibro di JK Rowling e Isabel Allende.
Collaborazioni non solo a livello teorico o propagandistico: in Canada i libri della saga “Harry Potter” sono stati pubblicati su carta sostenibile, non derivante dall’abbattimento di alberi secolari.
In base al numero di copie e dalla tiratura di stampa, Greenpeace ha calcolato che sono stati salvati circa 12.000 alberi secolari grazie a quest’azione.
Se tutti facessimo l’opera concreta di prediligere libri stampati su carta riciclata, anche le più grandi case editrici si convertirebbero a questa soluzione.
Vediamo perché i libri in carta riciclata sono così importanti per il benessere del pianeta.
Scrittori per le foreste, il progetto di Greenpeace per salvare le foreste primarie
Durante il medioevo le foreste vergini (ovvero non ancora contaminate dalla presenza dell’uomo) si estendevano su una superficie cinque volte tanto quella attuale.
Ogni anno distruggiamo oltre 140.000 km² di foreste per ottenere la fibra di cellulosa necessaria per la produzione di carta.
Questo dato apocalittico potrebbe ridursi drasticamente se tutte le case editrici scegliessero di stampare i propri libri su carta riciclata o certificata Forest Stewardship Council – FSC.
Questa certificazione è diventata un marchio indipendente e attesta non solo la compatibilità ecologica e ambientale della carta, ma anche il rispetto dei diritti umani.
La maggior parte della cellulosa viene infatti ricavata da zone boschive e forestali del terzo mondo, sottoponendo i lavoratori a ritmi di lavoro disumani.
Per questa ragione è necessario cominciare a stampare su carta non solo riciclata, ma anche ecologica ed etica.
Abbinare queste due certificazioni significherebbe avere tra le mani un libro rispettoso della natura e delle condizioni di vita di migliaia di lavoratori in tutto il mondo.
La certificazione FSC attesta non solo la qualità eco-sostenibile della carta, ma anche quella del rispetto dei diritti umani dei lavoratori.
Libri in carta riciclata stampati in Italia
Purtroppo i dati emersi rivelano una popolazione italiana estremamente insofferente a queste tematiche.
Sebbene l’80% degli italiani abbia dichiarato di preferire libri in carta riciclata, i fatti sono un po’ diversi.
L’Italia rimane ai fanalini di coda tra i paesi europei che praticano un riciclo efficace della carta: in larga parte continuiamo a utilizzare cellulosa vergine a fibra lunga, ovvero carta derivata dall’abbattimento di alberi millenari a crescita lenta.
Questa tipologia di carta rappresenta un grande vantaggio per l’industria sotto tanti punti di vista:
• È estremamente conveniente
• Resistente a strappi e sollecitazioni
• Grana sottile e compatta
La carta riciclata è invece più costosa e difficile da lavorare, rendendola una scelta di serie B per quasi tutte le case editrici.
Le cartiere disponibili a trattare carta riciclata si contano sul palmo di una mano, mentre la maggior parte di loro si affida quasi esclusivamente alla certificazione “Ecolabel”.
Fortunatamente molti scrittori italiani si stanno mobilitando in prima persona per rispondere all’appello di Greenpeace.
Un esempio su tutti è dato dallo scrittore collettivo Wu Ming, che ha letteralmente bloccato le rotative in fase di stampa, chiedendo espressamente che il libro fosse stampato su carta eco-compatibile.
La grana della carta riciclata è più difficile da lavorare, per questa ragione molte carterie preferiscono utilizzare cellulosa vergine a fibra lunga.
Perché stampare libri in carta riciclata?
A fronte di tanti svantaggi per le cartiere, perché stampare libri in carta riciclata?
Per una semplice considerazione: iniziare a stampare libri in carta riciclata significherebbe ridurre l’abbattimento degli alberi del 77% .
Solo nel mercato italiano ogni anno si lavorano 26.000 tonnellate di cellulosa vergine derivata dal taglio a raso delle foreste millenarie.
Il dato più sconcertante è che l’Italia è uno dei paesi con meno richiesta di cellulosa al mondo: se dovessimo continuare a marciare con questo ritmo, nel giro di 5 anni scomparirebbero le foreste di Giava e Sumatra, mentre in soli 30 anni scomparirebbero tutte le foreste primarie al mondo.
La perdita del nostro patrimonio verde sarebbe un danno incalcolabile per il nostro pianeta, e non solamente per il mondo animale.
Si perderebbe il 75% della biodiversità vegetale e animale, che attualmente popola proprio questi polmoni verdi.
Successivamente il buco dell’ozono e il conseguente effetto serra aumenterebbero a dismisura, perché il sistema di filtraggio e purificazione dell’aria verrebbero meno.
Gli effetti apocalittici di questa insostituibile perdita sono facili da immaginare.