La terza legge della dinamica di Isaac Newton afferma che a ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria.

Tenete bene a mente questo concetto perché ci tornerà utile per parlare di un argomento abbastanza complesso ma che incide ormai quasi quotidianamente con le nostre vite: l’impronta ecologica.

Con questo termine vengono indicate tutte quelle azioni dell’uomo che hanno effetti sull’ambiente al quale, molto spesso, non prestiamo nemmeno la giusta attenzione.

Impronta ecologica: una prima definizione

Prima di vedere come viene calcolata l’impronta ecologica di ognuno di noi, è bene dare una definizione approfondita di questo termine:

L’impronta ecologica è un indicatore piuttosto complesso che viene utilizzato per misurare e valutare il peso dell’azione umana sull’ambiente, o meglio, il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle”.

Questa prima definizione di impronta ecologica è stata introdotta da Mathis Wackernagel e Wiliam Rees nel loro libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth nel 1996.

Oggi, come ieri, conoscere la nostra impronta ecologica ci aiuta a essere più consapevoli degli sprechi e a capire come agire per salvaguardare le risorse (non illimitate) del Pianeta Terra.

Per analizzarla da un punto di vista statistico, prendiamo in prestito la descrizione di deabyday.it: “Un indice che mette a confronto il consumo umano di risorse naturali di una certa porzione di territorio con la capacità della terra di rigenerarle, stimando l’area biologicamente produttiva (mare e terra) necessaria a rigenerare le risorse consumate e assorbirne i rifiuti”.

In pratica, utilizzando l’impronta ecologica è possibile stimare quanti pianeta Terra dovrebbero servire per sostenere l’umanità mantenendo un determinato stile di vita.

Come viene calcolata l’impronta ecologica?

Calcolare l’impronta ecologica è tutt’altro che semplice. Si deve mettere in relazione, infatti, la quantità di ogni bene consumato con una costante di rendimento espressa in chilogrammi per ettaro per arrivare a un risultato che sarà espresso con l’unità di misura “ettaro globale”.

In alternativa, si può valutare la propria impronta ecologica anche dal punto di vista energetico considerando l’emissione di diossido di carbonio espressa (quantitativamente) in tonnellate e, di conseguenza, la quantità di terra forestata necessaria per assorbire il CO2.

Prima di impazzire con calcoli complicati e difficili, sul sito del wwf (qui trovate il link) potete trovare un calcolatore che prenderà in esame i vostri dati per calcolare l’impronta ecologica.

I consigli per ridurre l’impatto della propria impronta ecologica

Più che calcolare la propria impronta ecologica, è importante che tutti mettano in pratica determinati comportamenti per salvare il Pianeta.

La chiave per salvaguardare il benessere della Terra è la decrescita che influisce su mobilità, trasporti, alimentazione, abbigliamento e (ovviamente) gestione dei rifiuti.

  • Acquisti di prossimità a km zero: questo vi permette di ridurre i trasporti e le emissioni. Optate per la scelta di prodotti freschi perché un cibo surgelato richiede 10 volte la quantità di energia sufficiente per la produzione di un prodotto analogo.
  • Ridurre il consumo di carne: per ogni kg di carne prodotta vengono sprecati da 10 a 15 kg di cereali.
  • Bere l’acqua del sindaco: l’impronta ecologica dell’acqua del rubinetto è circa 200 volte inferiore a quella di un litro d’acqua in bottiglia.
  • Ridurre il consumo d’acqua: meglio la doccia rispetto al bagno e la lavastoviglie in confronto ai piatti nel lavello. Usate i regolatori di flusso e optate (se possibile) per uno scarico a doppio sciacquone.
  • Usare l’energia in modo consapevole: staccate trasformatori e caricabatterie dalle prese e cercate di utilizzare gli elettrodomestici nelle ore serali, notturne o nei fine settimana.

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