C’è un Paese che più di tutti sta puntando sulla rinnovabilità per raggiungere la totale indipendenza di energia: il Kenya. Stiamo parlando di un paese con una superficie territoriale doppia rispetto all’Italia e che conta circa 50 milioni di abitanti.

Esiste un dato però che fa riflettere per quanto riguarda il Kenya, almeno secondo quanto raccolto dalla Banca Mondiale: almeno 10 milioni di keniani non hanno accesso diretto all’energia elettrica.

L’elettricità, come ben sappiamo, si trova alla base dello sviluppo e permette standard di vita più elevati non solo dal punto di vista dell’illuminazione ma anche per servizi igienici, sicurezza e accessibilità.

Bene, in queste regioni più del 25% della popolazione non dispone di energia elettrica e solo il 50% ne ha una fornitura regolare. Diventa, quindi, assolutamente necessario lo sfruttamento delle energie alternative per ovviare a questa mancanza ed è nella geotermia che il Kenya sta trovando nuove forme di sostentamento.

I giacimenti della Rift Valley

EPA/DANIEL IRUNGU

Nel paese ci sono 32 centrali geotermiche attive, situate tutte nella zona di Olkaira a pochi passi dal sottosuolo della Rift Valley.

La valle è particolarmente adatta alla produzione di energia di questo tipo sia per la sottigliezza della crosta terrestre che ne facilità l’estrazione che per il potenziale energetico che raggiunge i diecimila megawatt.

Ed è proprio in questo territorio della Rift Valley, che si estende per circa 7000 chilometri dal Libano fino al Mozambico e che attraversa per larga parte il Kenya, che si lavora per la realizzazione di quella che sarà la centrale geotermica più grande al Mondo.

Unione Africana, Unione Europea, Nuova Zelanda, Giappone e Australia: sono numerosi i paesi coinvolti in un progetto a energia pulita che potrebbe permettere al Kenya di diventare la prima potenza geotermica del globo.

Gli obiettivi del Kenya sulle energie rinnovabili

A sostegno dell’importanza dello sfruttamento dell’energia geotermica di questo paese, possiamo affidarci alle parole del presidente kenyota Uhuru Kenyatta che punta a decarbonizzare completamente il mix elettrico per incentivare lo sfruttamento delle riserve geotermiche del paese.

Queste le parole rilasciate da Kenyotta in un incontro organizzato dal presidente degli USA Joe Biden sul tema del cambiamento climatico: “Il nostro potenziale geotermico è di oltre 10.000 MW. Tuttavia, la quantità attualmente sfruttata è inferiore al 10 per cento. Questo presenta enormi opportunità di investimento in tutta la catena del valore della tecnologia”.

Vantaggi e svantaggi dell’energia geotermica

L’investimento nell’energia geotermica porta con sé, com’è ovvio che sia, vantaggi e svantaggi che possiamo elencare qui di seguito.

Tra i pro più ovvi, almeno a livello superficiale, c’è la sua disponibilità costante, il rispetto dell’ambiente e il costo relativamente basso.

È un’energia alternativa più affidabile perché a differenza del vento che non soffia tutti i giorni (energia eolica) e del sole che non sempre splende (energia solare), questa è disponibile praticamente in qualunque momento.

L’energia geotermica è, inoltre, ecologica, genera meno emissioni e fa risparmiare circa l’80% rispetto ai combustibili fossili.

Tra i contro derivati dallo sfruttamento dell’energia geotermica c’è, indubbiamente, il rilascio di gas serra durante la sua estrazione come metano, anidride carbonica, solfuro di idrogeno e ammoniaca.

Altro limite è il costo iniziale richiesto per l’esplorazione geotermica. L’energia permette di risparmiare denaro nel lungo periodo ma il capitale per la costruzione di un impianto e sfruttarlo può essere molto proibitivo per alcuni paesi.

Ne sono un esempio il Texas e il Cile, identificate come aree potenziali per l’estrazione dell’energia geotermica ma che non hanno potuto sfruttare questa opportunità a causa dei costi proibitivi.

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