Tuttavia, come dimostrato da una ricerca effettuata di recente, questa affermazione è molto lontana dalla verità.
Nel momento in cui ne stiamo parlando qui su Cittadiniecologisti, più di 80 milioni di tonnellate di rifiuti stanno bruciando in tutta l’Europa.
Con l’Unione Europea che sta spingendo per abbandonare le discariche in cambio di soluzioni più sostenibili e meno inquinanti per lo smaltimento dei rifiuti, molti Stati membri (Italia compresa) stanno cercando soluzioni rapide e programmando grandi investimenti per realizzare nuovi impianti di smaltimento rifiuti.
Questi nuovi inceneritori però sono indispensabili o rappresentano uno spreco di energie e di risorse? Una ricerca ha rivelato che bruciare i rifiuti per produrre energia non è solo una pessima idea ma anche poco rispettosa dell’ambiente.
Il prezzo è elevato
I rifiuti urbani sono costituiti per lo più da materiali di scarto come carta, plastica e vetro. Oltre il 90% dei materiali che finiscono negli inceneritori o nelle discariche possono essere riciclati o utilizzati per il compostaggio.
La combustione di questi materiali preziosi al fine di generare elettricità, oltretutto, non solo scoraggia gli sforzi per preservare le risorse disponibili, ma crea anche un incentivo per creare ancora più rifiuti.
Il risultato? Costi più alti per la comunità (soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento della spazzatura), un ambiente più inquinato e meno salubre e sprechi ancora più importanti.
I dati dello smaltimento dei rifiuti domestici in Danimarca, uno dei Paesi con il più basso tasso di riciclaggio, mostrano chiaramente questa tendenza.
I rifiuti non sono un combustibile efficace
D’altro canto, e questo è un dato di fatto, il riciclaggio e il compostaggio possono far risparmiare fino a cinque volte la quantità di energia prodotta dalla combustione dei rifiuti.
Negli Stati Uniti, per esempio, la quantità di energia sprecata dal non riciclo di lattine, di alluminio, di acciaio, di carta, di materiali stampati, di vetro e di plastica, è pari alla produzione annuale di 15 centrali elettriche di medie dimensioni!
Riciclare è meglio che “bruciare”
Le aziende che producono inceneritori spesso commercializzano i loro impianti come fonti di energia rinnovabile, tuttavia, a differenza dell’energia eolica, solare e marina, i rifiuti non provengono da infiniti processi naturali.
Al contrario, derivano da risorse limitate come minerali, combustibili fossili e foreste che vengono ridotti a un ritmo insostenibile.
I sussidi per l’incenerimento potrebbero, invece, essere investiti in pratiche ecologiche e di risparmio energetico come il riciclaggio, il compostaggio e l’installazione di pannelli fotovoltaici.
Ecco quindi perché riciclare i rifiuti conviene di più che incenerirli.
La combustione dei rifiuti produce emissioni tossiche
La combustione dei rifiuti è pericolosa per la salute dei cittadini e anche per l’ambiente.
Anche le tecnologie più avanzate non possono evitare il rilascio di grandi quantità di inquinanti che contaminano l’aria, il suolo e l’acqua, finendo poi per entrare nella catena alimentare degli animali e degli esseri umani.
Gli inceneritori sono i principali emettitori di inquinanti cancerogeni e anche di polveri sottili che possono portare a una ridotta funzionalità polmonare, a un battito cardiaco irregolare, attacchi di cuore e, nei casi più gravi, alla morte prematura.
Emette CO2 dannosa per l’ambiente
La Danimarca, figlia principale dell’industria europea dell’incenerimento, di recente ha scoperto che i suoi impianti per la combustione dei rifiuti stanno rilasciando il doppio della quantità di CO2 rispetto a quanto inizialmente stimato, il che ha portato il Paese a non raggiungere gli obiettivi di riduzione del gas serra contenuti nel Protocollo di Kyoto.
Crea meno opportunità
Il sostentamento di milioni di lavoratori impiegati nel settore dei rifiuti dipende dal riciclaggio.
Gli studi dimostrano che il riciclaggio, a differenza degli inceneritori, crea 10-20 volte più posti di lavoro.
Con un tasso nazionale inferiore al 33%, le industrie di riciclaggio statunitensi forniscono attualmente più di 800 mila posti di lavoro.
Nei Paesi in via di sviluppo, come le Filippine, gli inceneritori portano via migliaia di posti di lavoro ai netturbini, ai riciclatori e ai trasportatori di rifiuti.
Gli investimenti nel settore del riciclaggio, del riutilizzo e del compostaggio, oltre a proteggere i lavoratori già impiegati, consentono anche di creare nuovi posti di lavoro.
Economia di tipo circolare: la soluzione?
La maggior parte dei paesi europei, come da indicazioni dell’Unione Europea, sta abbandonando gli inceneritori e puntando sempre di più sul riciclaggio e sui percorsi che mirano ad eliminare il più possibile la quantità di rifiuti e scarti.
Pur avendo alcune delle strutture più avanzate e meno inquinanti per la combustione dei rifiuti, l’Europa di recente ha fatto un primo passo per eliminare gradualmente gli inceneritori nel contesto del piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare.
Negli Stati Uniti, dal 1997, non sono stati più costruiti nuovi inceneritori a causa della resistenza e delle proteste del pubblico, dei rischi per la salute e dei costi elevati per la gestione e il mantenimento.
Per contro investire in politiche di raccolta differenziata, di riciclaggio e di prevenzione dei rifiuti, nonché impedire ai Paesi di rimanere bloccati in contratti a lungo termine con le ditte che producono gli inceneritori, come è già accaduto nella maggior parte dell’Europa Occidentale, è fondamentale per garantire il passaggio verso una vera economia circolare.