Avete mai mangiato un insetto? La risposta è certamente sì, almeno un moscerino mentre andavamo in bicicletta! La domanda è comunque più seria, a quelli di voi che hanno fatto viaggi nel sudest asiatico sarà sicuramente capitato di vedere i banchetti con spiedini di cavallette, scorpioni arrostiti o scarafaggi glassati. Qualcuno di voi li avrà anche assaggiati.
Di cosa stiamo parlando? Semplicemente del fatto che, in effetti, gli insetti possono essere una valida alternativa alle proteine che assumiamo mangiando la carne! L’entomofagia infatti, è il regime dietetico che prevede il consumo d’insetti. Può sembrare strano se non addirittura disgustoso, ma è una dieta tradizionale in molte parti del mondo.
Secondo la Food and Agriculture Organization circa 1.900 specie d’insetti sono stati effettivamente una fonte di cibo a livello globale. Gli insetti infatti non solo solo una fonte di proteine, ma anche di ferro, calcio, rame, magnesio, manganese e zinco e questi nutrienti risultano più facilmente assorbibili rispetto agli stessi minerali provenienti da carne di manzo.
Una dieta a base d’insetti inoltre potrebbe essere la soluzione alla malnutrizione che colpisce le zone più povere del mondo, oltre a costituire una alternativa ecologica all’allevamento di bestiame. La FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e diversi altri istituti di ricerca europei sostengono da tempo che consumare altro suolo e risorse idriche per gli allevamenti e le coltivazioni di foraggio sarebbe economicamente insostenibile e accelererebbe il riscaldamento globale.
Questione di risparmio energetico
Un’ulteriore conferma sulla necessità di inserire gli insetti nella dieta arriva dal WRAP (Waste and Resources Action Programme), l’agenzia governativa britannica istituita per combattere lo spreco di risorse: gli insetti nei prossimi anni dovranno entrare nelle diete occidentali perché il consumo di suolo e di energia legato alla filiera della carne diverrà sempre più insostenibile per le economie dei Paesi sviluppati.
Gli allevamenti di bestiame sono responsabili di circa il 20% delle emissioni di gas serra globali, maggiore addirittura di quello delle automobili!
Ancora, per produrre la farina di pesce, uno degli ingredienti fondamentali per la nutrizione di pesci e animali mono gastrici, è già utilizzato più di un terzo di tutto il pescato.
Si è così innescato un circolo vizioso: più pesce viene pescato e meno ne rimane per la riproduzione; meno pesce c’è e più il prezzo sale; più il prezzo sale e più alto è l’incentivo a pescarne di più, spesso anche illegalmente, superando le quote pesca.
Il costante aumento della domanda di carne e pesce porterà a enormi problemi, perché al momento non si hanno abbastanza risorse per riuscire a espandere la produzione di animali senza creare gravi squilibri ambientali.
Per questo serve iniziare a pensare a fonti proteiche e nutrizionali alternative. Gli insetti sono dunque una possibilità per riuscire a coprire a lungo termine il maggiore fabbisogno proteico di una popolazione mondiale in crescita.
Il valore nutritivo degli insetti infatti è comparabile a quello della carne, ma è necessario molto meno “mangime” per ottenere la stessa quantità, conferma anche l’Università olandese di Wageningen.
L’impatto ecologico pertanto è molto inferiore rispetto a quella di manzo, maiale, pollo ecc.
Diffidenza dei consumatori
La prima sfida sarà sicuramente superare la diffidenza dei consumatori occidentali, ancora comprensibilmente restii a consumare insetti come alternativa ecologica alla carne. Sarà un lungo processo di educazione, ma soprattutto di strategie di marketing e comunicazione, che si dovrà intraprendere per vincere la reticenza dei consumatori e avviare una rivoluzione delle abitudini alimentari.
In effetti se ci pensate, quanti di noi vent’anni fa mangiava sushi? Similmente a quanto avvenuto con il consumo di pesce crudo gli occidentali con il tempo vinceranno anche la diffidenza contro gli insetti.
Il problema è che non possiamo più fare finta di niente: entro il 2020 i terreni agricoli saranno al collasso, c’è estremo bisogno trovare fonti alternative di proteine che riducano il consumo di suolo e i cambiamenti nella destinazione d’uso del territorio. I primi contributi “alla portata di tutti” per iniziare ad abbattere la barriera culturale sono già in commercio.
Per esempio un libro di ricette d’insetti, recentemente pubblicato nei Paesi bassi. In effetti se piatti e ricette, preparati con insetti invece che con la carne, vengono fotografati bene e presentati in modo gradevole, sarebbe possibile abbassare la soglia di inibizione a utilizzare degli animali che fino ad oggi non sono mai stati considerati fonte di energia per l’organismo.
Sempre in Olanda, dal 2008, vi sono aziende che allevano insetti per l’alimentazione umana, nella fattispecie cavallette, larve e “vermi Buffalo” acquistabili via Internet. Louise Fresco, professoressa alle Università di Amsterdam e Wageningen, nella sua prefazione al libro di ricette che abbiamo citato, sottolinea che gli insetti sono assolutamente concepibili come sostituti della carne per gli alimenti processati come salame, pizza o zuppe.
Se in futuro un salume fosse composto per un terzo da carne, insetti e proteine vegetali, si otterrebbe un enorme vantaggio. I punti a favore dell’entomofagia quindi sono davvero tanti, si tratterebbe solo di superare il nostro tabù alimentare!