La situazione in Asia
L’Asia è un continente molto complesso e con caratteristiche variegate, dovute sicuramente all’enorme estensione geografica.
Analizzando il clima non si può parlare in generale di temperature continentali, perché si passa da temperature polari nel nord della Russia, a temperature equatoriali nella parte meridionale che corrisponde all’Indonesia, intervallate da zone monsoniche tropicali (India, Sud-Est Asiatico), climi temperati caldi (Penisola Araba) e freddi (parti continentali dell’Asia).
Ai piedi dell’Himalaya, a Cherrapunji, cadono oltre 11.000 mm di pioggia all’anno, mentre nelle aree desertiche interne del continente non piove quasi mai e vi è pochissima umidità.
Le caratteristiche del continente asiatico
La grande varietà di climi causa le più svariate formazioni vegetali: dalla tundra e dalla grande foresta di conifere (taiga) delle regioni settentrionali, alla vegetazione tropicale delle savane e delle foreste equatoriali.
I bacini d’acqua sono abbastanza frequenti e rilevanti (il Mar Caspio è considerato il lago più esteso del Mondo, il lago Bajkal quello col volume maggiore), così come è forte la presenza di zone insulari.
I contrasti si notano anche considerando che in Asia è presente il punto più alto della Terra (monte Everest 8848 m), ma allo stesso tempo il più profondo (fossa delle Marianne , circa 10 994 metri sotto il livello del mare).
L’Asia è stata la sede delle prime importanti e complesse evoluzioni culturali; in Medio Oriente vennero probabilmente messi in atto i primi metodi di agricoltura e di allevamento e fu inventata la metallurgia. Negli immensi spazi asiatici sono sorti e si sono sviluppati alcuni dei più grandi imperi continentali che la storia ricordi, tra cui l’impero persiano, quello bizantino, l’ottomano e il cinese.
Dato il grande contrasto storico tra oriente e occidente, acutizzatosi negli anni della Guerra Fredda, dal nostro punto di vista l’Asia è da sempre un continente di seconda fascia da visitare; ci attirano di più mete esotiche in Sud America, il mondo dei grattacieli a stelle strisce, le spiagge sconfinate del Nord Africa o l’emozione di veder canguri e koala in Australia.
L’oriente però ha una potenzialità immensa, non è solo il continente dei mille popoli, ma anche quello della tigre, del panda e dell’ elefante, delle montagne dell’Himalaya e delle barriere coralline di Maldive e Filippine, delle foreste del Borneo e dei deserti dell’Afghanistan.
Inoltre, essendo spesso il contrario dei più battuti e affollati luoghi turistici di massa, le zone di maggior interesse naturalistico sono ancora integre e hanno un fascino maggiore perché non del tutto conosciute. Un turismo culturale e di conoscenza è dunque possibile e consigliato in questo mega continente.
Esempi di ecoturismo
In questo articolo si analizzeranno diverse possibilità di vacanza eco-compatibili, cercando di svariare il più possibile in termini di zona, clima e attività.
Visitare l’Artico e comprendere la complessità dei problemi ambientali
La navigabilità di nuove aree artiche, dovuto allo scioglimento di calotte polari generato dall’effetto serra, ha causato l’estate scorsa un boom del turismo d’avventura in tutte le regioni polari boreali col relativo impatto che comporta.
Lo scioglimento dei ghiacci ha dato però il via a fenomeni anche più preoccupanti del turismo di massa: nuovi territori di pesca, esplorazioni minerarie e, soprattutto, la corsa al petrolio in una delle ultime regioni incontaminate del Pianeta.
In Alaska come in Siberia le trivellazioni altereranno una delle ultime regioni selvagge, con la sensibilità dimostrata dalle compagnie petrolifere saranno probabilmente interventi devastanti per il fragile ecosistema polare, con danni incalcolabili per la fauna artica, già minacciata dalla riduzione dei ghiacci.
Al di là delle poche miglia di acque territoriali al largo di isole e coste delle 8 nazioni (di cui 7 ospitano popolazioni etniche) che circondano questo mare non c’è alcuna giurisdizione nazionale. L’unica tutela è costituita dalla Convenzione dell’Onu sul Diritto del Mare, ratificata nel 1982 da molti Paesi ma non dagli Stati Uniti.
Ecco perché è necessaria una presa di coscienza di tutti quelli che vogliono rendersi conto “sul campo” degli effetti devastanti che sta avendo l’impatto umano sull’Artico: solo così è possibile un cambio di tendenza globale per evitare una sciagura ancora scongiurabile.
La natura è praticamente off-limits, il clima polare regala però infinite suggestioni tra surreali panorami artici e la possibilità di vedere coi propri occhi la fauna locale come ad esempio l’imponente orso bianco, a rischio estinzione.
C’è bisogno dunque di un turismo consapevole, che incentivi alla conoscenza dei problemi ambientali e alla protezione della natura e degli animali.
Se volete vedere una parte del Mondo che tra 100 anni rischia di non esserci più, cercando allo stesso tempo di salvarla attraverso la promozione delle informazioni sulla situazione attuale (e non avete paura del freddo), questa è la soluzione adatta a voi.
Viaggio alla scoperta delle foreste del Sarawak
Il Sarawak è uno dei tre territori della Malesia che compongono la parte maltese dell’isola del Borneo. E’ considerato uno dei polmoni della Terra, e come l’Amazzonia, rischia l’eccessivo disboscamento.
Grazie alla presenza della foresta pluviale presenta una variopinta biodiversità, di cui fanno parte 1500 tipi di piante da fiore, 750 specie di alberi, 125 di mammiferi, 400 di uccelli e 150 di farfalle.
Per scoprire i più maestosi paesaggi naturali del Sarawak ci si sposta dalla costa verso il cuore dell’isola, muovendosi verso il Mulu National Park, che comprende otto tipi di foreste con migliaia di specie vegetali e, tra l’altro, 170 varietà di orchidee selvatiche.
La principale attrazione di uno dei parchi naturali più belli al mondo è la rete di caverne, raggiungibili in piroga o con facili passeggiate su passerelle di legno (tra cui la Deer Cave, la grotta conosciuta col volume più ampio al mondo, un antro lungo 800 e alto 127 metri, illuminato da grandi finestre naturali). La camminata viene resa ancor più interessante dalla catalogazione delle più svariate tipologie di alberi, come avviene in un tipico orto botanico.
La bellezza e il fascino di questa zona deriva anche dall’incontro con le popolazioni autoctone. L’etnia Penan, uno degli ultimi popoli di cacciatori e raccoglitori nomadi, ha sempre vissuto in simbiosi con la foresta, non pratica l’agricoltura e non conosce la proprietà privata della terra.
I Penan hanno sempre vissuto in improvvisati ripari di rami e frasche a lato di boschi di sago (una palma dal cui midollo ricavano farina alimentare), per massimo due settimane di seguito; passato questo periodo riprendono la caccia (con frecce velenose scagliate da cerbottane). Il governo malese cerca di renderli stanziali, ma è un’impresa controversa.
Insomma, questa soluzione è adatta a chi vuole godere della pace e del silenzio della natura incontaminata, sperimentando la mentalità delle culture che la popolano.
Turismo responsabile in Cambogia
La Cambogia è una nazione che da sempre affascina. I maestosi tempi di Angkor, esempio glorioso dell’epoca splendente dell’etnia Kmher, sono una delle eredità ancora in vita scampate alla follia degli Khmer rossi.
Una realtà oggi contro cui i cambogiani combattono, con una grinta ammirevole e una voglia di riemergere che si vede soprattutto dall’attenzione verso il turista.
La Cambogia esce da poco da una situazione infelice, pochi sanno davvero cos’è successo ai tempi di Pol Plot. Oggi, le conseguenze di quel triste capitolo di storia si vedono soprattutto sulle persone. Un turismo compatibile che non esercita un’eccessiva pressione sugli ecosistemi naturali, potrebbe aiutare la rinascita di questo paese e delle persone che ci vivono.
I turisti sono quindi chiamati a fare delle scelte intelligenti, come scegliere hotel e ristoranti sostenibili: scegliere strutture del posto, non troppo appariscenti e magari collegate ad associazioni che hanno dei progetti per combattere il turismo sessuale e lo sfruttamento dei bambini, può aumentare la qualità della vita della gente del posto.
Anche comprare dei ricordini fatti a mano, piuttosto che oggetti di poco valore dai venditori ambulanti, contribuisce ad arricchire le comunità locali. La Cambogia ha una grande ricchezza che porta il turismo abbastanza facilmente, generando così introiti sicuri, ma è difficile assicurarsi che questi soldi siano ben investiti per migliorare le condizioni delle fasce più povere della popolazione.
Sicuramente da visitare sono i templi di Angkor Wat. La sorpresa nel vedere le varie statue misteriose, le opere d’arte in pietra e in generale strutture architettoniche di pregevole fattura, è enorme.
Gli amanti delle zone meno battute dai turisti potranno proseguire per Beng Mealea, il tempio più lontano e più provato dalla forza della natura che l’ha distrutto, impossessandosi di quasi tutte le pietre; l’atmosfera che si respira in questo luogo si dice sia magica.
Un altro luogo con caratteristiche pressoché uniche è il villaggio galleggiante sul lago Tonlé Sap: tante piccole abitazioni su zattere abitate da famiglie numerose, che ogni giorno condividono questa vita tra terra e acqua, quasi totalmente isolati dalla realtà come noi la conosciamo.
Molte persone non vogliono vedere i luoghi un po’ più particolari della meta scelta per la vacanza, un po’ per pigrizia, un po’ per disinformazione. Ad esempio vedere solo Angkor Wat in Cambogia è, a mio avviso, riduttivo.
Più importante sarebbe invece esplorare gli aspetti meno conosciuti della regione, in modo da uscire da un’esperienza del genere più acculturati, ma non solo dal punto di vista scolastico, ma soprattutto da quello emozionale e delle esperienze.
L’Asia ci da molte possibili soluzioni per raggiungere questo obbiettivo. La varietà delle strade da percorrere dipende da ciò che cerca ognuno di noi. Noi vi abbiamo dato un’opzione, sta a voi decidere!
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